Commento al Vangelo di Don Giuliano – Domenica 31 Maggio 2020

PENTECOSTE

La solennità della Pentecoste è solennità pasquale. Questo è il tempo di Pasqua, è un tempo che rinnova il tempo, tutto il tempo, anche il nostro, non riguarda un fatto del passato, ma il fatto qui e ora. Così come non si tratta di un passaggio di ore e minuti e ore e giorni, ma di un tempo santificato da Dio, rinnovato da Lui; davvero come si dice, un tempo nuovo. Spesso siamo soliti dire che con la Pentecoste si chiude la Pasqua o si chiude il cerchio; in realtà non si chiude niente, anzi si apre. Si apre tutto a quelle azioni di ascolto, comprensione e messa in pratica delle parole dette e celebrate da Gesù che durante il nostro cammino non abbiamo compreso, come accadde ai primi discepoli, finché lo Spirito non discese su di loro e portò chiarezza e novità. Il Battesimo che abbiamo ricevuto e che ricordiamo durante ogni veglia pasquale ci ha informati che la nostra nuova vita e la nostra nuova storia ha la sua radice nell’azione dello Spirito Santo. Nessuno riesce a individuare la presenza di Dio senza l’aiuto o l’azione dello Spirito. Se ci apriamo alla relazione con Dio, questa non nasce da un istinto, da una idea filosofica, o da un processo intellettuale, ma dalla capacità offertaci dallo Spirito. Lo Spirito è persona divina, presente in tutto e per tutto, in ogni dove, in ogni essere umano; uno spirito che libera, che apre, che sconvolge che ama. Uno Spirito che adesso abita l’uomo, che non viene abbandonato alle sue crisi; va accolto più di tutti i doni, belli importanti e decisivi. Dio attende sempre la nostra libera risposta, non dobbiamo temere se questo dono va oltre le nostre aspettative e anche oltre il nostro scibile, ma parla la nostra lingua, comprende i nostri sentimenti, palpita con il nostro cuore…             La coincidenza, all’epoca, della nuova festa cristiana con la festa ebraica (della mietitura e della commemorazione dell’alleanza) nella quale si ricordava il dono della Legge, scritta sulle tavole di pietra ci costituisce strumento nel quale, anzi dentro il quale, Dio scrive i comandamenti dell’amore, come in quella sua carne che continuamente si offre a noi come alimento e sostegno per la missione a noi affidata: rendere presente l’amore di Dio, parlarne a tutti, mostrarlo a tutti affinché tutti possano farsi abitare dallo Spirito. Attraverso l’azione dello Spirito le persone riescono a capirsi, a comprendersi anche se provenienti da luoghi e lingue diverse. Preghiamo affinché ci raggiunga e rimanga in noi la pace, nuova condizione e dono della Pasqua in cui l’uomo si rende conto quanto grande sia l’azione di Dio che si è incarnato, morto e risorto per noi. Egli ci consente di fare un salto oltre i nostri limiti, ci fa accogliere questo valore in più, acquisito per amore del Signore. Chiamiamola pure una “ubriacatura” ma d’amore, quell’amore che trasforma: lava, bagna, sana, premia…                     Nel cenacolo di ieri e di oggi, in un contesto carico di paura, rimorsi e incapacità dei compagni di ogni vita, Gesù dona quello Spirito capace di azzerare? No. Di più. Di ripartire? Di più. Di essere in sintonia con la volontà del Padre che ci vuole, vivi e veri, ci vuole amore vestito da perdono, ci vuole riconciliatori verso un Dio tradito, abbandonato, escluso…. Dio c’è con tutta la sua bellezza e creatività visibile nella chiesa, comunità energetica per il mondo … non si tratta di una ubriacatura, ma del respiro ampio di Dio che raggiunge i nostri polmoni.

Don Giuliano

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