
XXIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Il tema affrontato da Gesù nel Vangelo è quello del perdono; si tratta di un tema affascinante, ma che rischia di essere trattato (perché difficile da attuare) solo superficialmente. Quante volte dobbiamo perdonare? Non c’è limite per il perdono così come non c’è limite per l’amore. Dio perdona sempre i nostri grandi debiti e noi non riusciamo a perdonare neppure i piccoli obblighi che altri hanno con noi. Perché questa sproporzione? Il perdono di Dio va oltre la giustizia umana. Gesù ci insegna che ciò che può guarire le ferite causate dai nostri peccati, dal nostro egoismo, è il perdono. La capacità di perdonare non è un qualcosa di spontaneo, si tratta di una abilità che è frutto dell’accoglienza dei doni di Dio, è un esercizio che matura con la conoscenza della Parola di Gesù e con il partecipare la mensa di Gesù, diventa movimento d’amore che coinvolge il nostro cuore e produce il grande e bellissimo miracolo del perdono; è il miracolo che ti dice l’amore che c’è da parte di qualcuno verso di te. Analizziamo comunque il fatto che quando si parla di perdono o di misericordia devo chiedermi se lo ricerco, se ne sono bisognoso, se soffro la mancanza di perdono da parte degli altri, se comprendo il perdono che Dio mi dà; credo che qui dobbiamo confrontarci anche con il sacramento della confessione. Come entro e come esco dal sacramento della confessione? Oppure, ho la presunzione di sentirmi perdonato sempre a prescindere dal sacramento? Qui si commette anche il peccato della sfiducia nei confronti della Chiesa nella quale Dio esercita la sua signoria; rischiamo di perdere il rapporto con la realtà visibile che mi assicura la condizione del perdono e della pace interiore. Fatto è che dobbiamo sempre tenere unite le relazioni orizzontali (con le persone) e verticali (con Dio) in quanto come ci dice il vangelo saremo sottoposti ad un giudizio inflessibile: “con la misura con cui misurate sarete misurati” (Luca 6,38). Esiste un modello con il quale siamo chiamati a verificare la nostra capacità del perdono; questo modello è Gesù Cristo, nel suo provare compassione per noi poveri peccatori. Il perdono è qualcosa di grande in quanto oltrepassa odio, rancore, ira e vendetta (Prima lettura), così da superare maldicenze e divisioni, evitando di precludere la speranza a eventuali riconciliazioni. Mai dire mai ad una riconciliazione, per il bene di se stessi, della famiglia, della comunità e quindi della Chiesa. Abbiamo da imparare che la nostra esistenza non è da viversi al di fuori di questa logica, la nostra vita è in funzione di Cristo (Seconda lettura), dal quale ne ricaviamo gli insegnamenti riguardanti la misericordia del Padre “siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). Il perdonare è una iniziativa che parte da Dio, e noi cristiani ci troviamo nella condizione di essere operatori a servizio del perdono e della pace. Esercitare il perdono equivale ad alzare la quantità d’amore emanata dal nostro cuore così da perdonare sinceramente e illimitatamente (il numero 7 richiama la perfezione con la quale Dio perdona). Il perdono salva non solo il perdonato, ma anche colui che perdona come ritroviamo nel Padre Nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti come -anche- noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Quell’ “anche”, aggiunto nella nuova traduzione del Padre Nostro dice tutto sul se anche noi desideriamo essere coinvolti nella grazia e nel miracolo della misericordia di Dio.
Don Giuliano
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