Commento al Vangelo di Don Giuliano – XXV Domenica Tempo Ordinario

XXV DOMENICA TEMPO ORDINARIO

“Dio sovverte il mercato del lavoro” potremmo trovare oggi come titolo sui giornali; oppure, “Vertenza sindacale nei confronti del Padreterno che non tratta con giustizia i suoi operai”. Bèh, secondo la logica c’è qualcosa che non quadra nella parabola dei vignaioli e ci sforziamo un po’ tutti nel far tornare il discorso; con molta probabilità non c’entra né il mondo del lavoro, tantomeno i sindacati. Perfino Sant’Agostino nel commento di questo brano del Vangelo afferma: “Se potrò spiegarlo in modo che voi possiate capirlo, sia ringraziato Dio”. Nella discrepanza del racconto c’è il cuore del significato. Gesù ci parla del Padre che nel pensare e realizzare il Regno dei cieli, ha a cuore tutta l’umanità, Egli è un cercatore incallito, esce per ben cinque volte durante la giornata per chiamare tutti a partecipare al lavoro della vigna: quelli della prima ora e dopo tanti altri, fino a reclutare quelli dell’ultima ora, e a tutti consegna la stessa paga. Qui non c’è giustizia, c’è di più; c’è la visione finale del Regno dove ognuno potrà godere della relazione perfetta con Dio. Insomma tutti i parametri, compresa la giustizia umana vengono superati perché relativi. Di fronte all’uomo c’è una paga, una ricompensa la cui moneta è la salvezza; non esiste la graduatoria della salvezza, o la salvezza di serie a e di serie b, c’è la salvezza nella sua interezza. Qualcuno ha pure detto che il Regno sarà come un insieme di contenitori, diversi fra loro, che saranno riempiti fino al colmo (parlando di retribuzione o del centuplo per chi in questa vita rinuncia a qualcosa) e per tale circostanza ognuno non potrà desiderare di più perché la sua misura sarà piena. Ma tornando al Vangelo, il padrone della vigna risponde alle mormorazioni degli operai della prima ora ai quali non dà torto, ma critica l’essere “visto male” da parte loro perché oltremisura è stata la sua bontà nei confronti degli ultimi chiamati. Questi elementi bastano per riflettere su ciò che maggiormente ci mette in competizione gli uni gli altri: il grado d’istruzione, la propria realizzazione personale o professionale, la ricchezza. Si tratta di un confronto con gli altri dove alcuni parametri ci posizionano o più in alto o più in basso. Questo modo di pensare ci condiziona anche nel rapporto con Dio: se certe cose non vanno bene è colpa sua, ci permettiamo di giudicarlo e non siamo per niente attratti dalla sua misericordia se riguarda gli altri e non noi. Questo non è un mio pensiero, è il pensiero che Isaia riporta nella prima lettura di oggi nel passaggio all’inizio del capitolo 55: “i miei pensieri e le mie vie non sono i vostri pensieri e le vostre vie”. Logiche diverse quelle seguite dall’uomo, contrarie spesso alle logiche di Dio. Non dimentichiamoci che la vigna è l’immagine della Chiesa, della comunità cristiana. È bene approfondire questa parola di oggi affinché ci aiuti a non allontanarci da Dio in quanto ci ha chiamati, o nella prima ora, o a metà giornata, o alla fine della giornata…ci ha chiamati, questo è importante. Devo prendermela se io sin da piccolo ho cercato di accogliere il dono della fede, mentre qualcuno ha scoperto la fede a trent’anni o a settanta? Non dovrei essere felice per il tempo di tutta una vita trascorsa con il Signore? Ho citato Sant’Agostino, lui è stato uno di quelli chiamati a fine giornata, non aveva il diritto di conoscere Dio? Forse qualcuno non è stato chiamato? Chi lo sa. Cerchiamo comunque di fare di tutto per non ostacolare la vocazione di tanti nostri fratelli e sorelle che dicono “nessuno ci ha presi”. Ricordiamo anche quello che ci dice San Paolo nella seconda lettura: “Comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo”. Dio chiama, la sua voce ci raggiunge, la sua Parola ci salva.

Don Giuliano

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