XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

La parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte ci costringe a misurare il legame con Dio. Già la distinzione fra le sagge e le stolte anticipa l’epilogo della parabola stessa. La saggezza, la sapienza (uno dei sette doni dello Spirito Santo) costituisce una discriminante decisiva; è necessario possederla come condizione “intelligente” (prima lettura) per affrontare le vicende dell’esistenza. La collocazione temporale è quella sul finire del giorno, mentre il motivo principale dell’azione riguarda l’attesa dello sposo fuori dalla casa, luogo dove si svolgono le nozze. L’attesa nella sua accezione biblica non significa l’aspettare passivamente gli eventi, ma è tempo d’impegno e di riflessione sulla propria condizione e sui ruoli che ognuno è chiamato a svolgere; in questo caso è condizione dirimente la partecipazione alle nozze. In questo caso – calandoci proprio nella parabola stessa – potranno partecipare solo coloro che avranno atteso, avranno avuto il pensiero fisso e l’attenzione rivolte a quella porta chiusa in attesa che si apra. Occorre avere la propria lampada accesa e aver assolto alla condizione preventiva quella cioè di aver con sè la riserva di olio per mantenere la luce delle lampade. Nella parabola, infatti, si va verso la notte e occorre necessariamente la luce delle lampade. Qui non tralasciamo il contrasto luce/oscurità: il primo che ci ricorda l’azione del male e il secondo la presenza di Dio che è luce; pur essendo giorno, il buio può invadere nostra vita ogni volta che ci allontaniamo da Dio. Sono portatori di luce la Parola di Dio e i sacramenti. Motivi questi per valutare la sufficienza o meno delle nostre riserve di olio per non trovarsi nella circostanza delle cinque vergini stolte costrette a chiedere olio alle sagge con conseguente diniego. Perché viene loro negato? Una scortesia o scorrettezza? Una mancanza di carità? La vita di fede è una competizione? (Si, con se stessi). Ci sono circostanze come questa in cui non si può intervenire in extremis; o di questo “olio” ne abbiamo a sufficienza o altrimenti non possiamo pretenderlo da altri in questa precisa circostanza. Ricordate la storia del ricco epulone e di Lazzaro quando il primo era in mezzo ai tormenti e l’altro era in paradiso? Fu risposto al ricco che da questa parte non si può passare e viceversa…è troppo tardi. La parabola non va in questo caso solo riferita alla fine della nostra vita terrena in cui crediamo il Signore verrà, Egli in realtà viene sempre e abbiamo vari modi per incontrarlo. Pur avendo comprato l’olio, le vergini stolte non vengono riconosciute dallo sposo, è ormai tardi. Nell’affermazione “non vi conosco” c’è durezza, ma in un certo senso parafrasandola in forma lunga equivarrebbe a “io non vi conosco perché voi non conoscete me, non mi avete pensato sufficientemente, non mi amate”. L’amore nei confronti di Dio non si costruisce solo con buoni propositi, non va considerato in appendice alla nostra vita, alle nostre giornate. Siamo pieni di tutto, di tante cose anche buone, ma trascuriamo i valori autentici, siamo vuoti di Dio. Cerchiamo di desiderare da subito di accogliere l’invito alle nozze, trascorriamo il tempo, tutto il nostro tempo nell’attesa, alimentando la nostra fede (olio che genera olio) per essere pronti, così, anche se non conosciamo né il giorno né l’ora, Egli potrà accoglierci. Non dobbiamo rimandare. Questa occasione è, e rimane unica per ogni persona, non va banalizzata, va sapientemente e pazientemente attesa.
Don Giuliano
Rispondi