II DOMENICA D’AVVENTO

In questo secondo appuntamento per le nostre comunità, cercando di favorire il cammino personale di ciascuno, la liturgia ci parla del deserto e di una voce, o meglio un grido: “preparate la via del Signore”. I tempi ancora difficili che stiamo affrontando ci aprono alla comprensione di cosa significhi vivere nel deserto anche se attraverso gli strumenti di comunicazione riusciamo a mantenere le relazioni a distanza. Abbiamo compreso che vivere il deserto non è semplice. Questa costrizione ha portato alla luce proprio questa incapacità: non siamo capaci di fare silenzio, non siamo abituati a riflettere sul valore di ogni singola esistenza e quindi anche sugli eventi che ci raggiungono; lo stare chiusi ha portato divisioni e violenze, litigi e incomprensioni, perché mettiamo al centro di tutto noi stessi. Adesso vogliamo mettere al centro il Natale, ma non sappiamo bene se il cenone o il pranzo, sicuramente niente cinema, niente megastore, niente spostamenti. Utilizziamo più frequentemente la parola famiglia, ma dato che sono mesi che stiamo in famiglia non conosciamo dove sia la novità in famiglia. Procedendo con questi pensieri alla fine ci domandiamo di nuovo che cosa sia il Natale, forse non ci abbiamo capito niente. Forse occorre spostare lo sguardo da noi stessi verso un’altra direzione; è bene ascoltare Giovanni il Battista fino a che non ci sfonda i timpani che insistendo dice a tutti di non guardare a lui, ma a chi viene dopo di lui, quello più forte, quello che battezza con lo Spirito Santo. Stesso messaggio lo abbiamo ascoltato dal profeta Isaia (prima lettura), anche lui urla per incidere la verità della potenza di Dio per rassicurare, per consolare per dire che Dio pascerà il suo popolo. Giovanni il Battista e Isaia ci portano il messaggio nuovo. Se ascoltiamo in profondità questi appelli comprendiamo quale valore e importanza abbiano avuto coloro che durante la nostra vita sono stati per ciascuno di noi messaggeri dell’avvento di Dio; a nostra volta anche noi siamo chiamati a fare altrettanto, ad essere portatori di quello che Marco chiama l’inizio del Vangelo di Gesù Cristo. Anche per noi c’è stato un inizio, forse lo abbiamo dimenticato o non ci siamo molto applicati nel vivere quel battesimo di fuoco che abbiamo ricevuto. Duplice azione quella di questa domenica: da una parte riconoscere i messaggeri della buona notizia, dall’altro essere a nostra volta, noi portatori, noi “voce” della salvezza. Come fare ad orientare di più l’attenzione verso Dio? Troppe cose ci riempiono, ma senza saziarci; basterebbe fare quel piccolo passo, atto di fiducia, manifestato dalle moltitudini che andavano a farsi battezzare dal Battista per convertirsi e impegnarsi nel fare il bene. Certo che la voce del Battista era ed è forte, e la tua? E la nostra?
Don Giuliano
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