III DOMENICA D’AVVENTO

C’è qualcosa nel sottofondo della vita del cristiano che lo mantiene sempre “particolarmente sereno”. Non riguarda la questione del rapporto fra ottimismo e pessimismo, si tratta di quella condizione di pace interiore che il sentirsi cristiano produce nei cuori. Anche in questa domenica le tre letture sono in armonia. Nel Vangelo il Battista afferma con umiltà e verità che egli non è il Cristo, ma il Cristo sta già in mezzo alla gente; il solo fatto di esserci, di essere venuto fra noi costituisce una notizia forte che dà animo a tutti e che porta a gioire per il fatto che è Dio stesso che si muove verso di noi, sempre. Giovanni non si pone come attore principale sul palcoscenico di quegli eventi, dice chiaramente chi è lui e ciò che non è. Un esercizio che potremmo fare anche noi cristiani nel rispondere a chi ci interroga sulla nostra identità e pratica religiosa. Siamo cristiani coerenti? Diamo una buona testimonianza della nostra fede? Colui che si impegna nell’intravedere nelle pieghe della vita la presenza di Dio viene raggiunto da una gioia incontenibile; ma oggi come allora c’è il pericolo di non vederlo, addirittura di negarlo e questo crea la condizione in cui non possiamo lasciar perdere il dialogo con chi non vede e non crede. Per noi non deve cadere l’atteggiamento dell’impegno, abbiamo bisogno di salvezza e il percepire Dio che ci viene incontro rende più dolce la fatica e il cuore si apre alla gioia. Essendosi il Signore rivelato, e avendo la sua chiesa camminato per venti secoli possiamo dire di non conoscerlo? Nel dire di non conoscerlo ci esponiamo ad una contraddizione che dovremmo affrontare in quanto significherebbe che siamo cristiani solo anagraficamente. Come dice Giovanni, il Signore sta in mezzo a noi, occorre che ognuno faccia la propria parte affinché il Signore venga conosciuto e seguito. Non possiamo lasciare Giovanni da solo, lui che dice di essere “voce”, pure noi lo siamo; possiamo tacere la nostra fede religiosa? Oltre alle parole anche noi annunciamo il Signore seguendo ciò che dice San Paolo (seconda lettura) nell’astenerci da ogni forma di male e di praticare il bene; il tutto mostrando di essere lieti perché l’amore del Signore ci rassicura e ci accompagna sempre. A ciò si aggiunga la preghiera, legame forte della mente e del cuore, e il continuo rendimento di grazie per ogni cosa del passato, del presente, ma anche già del futuro in quanto eredi immeritevoli della salvezza. Noi non siamo il Cristo, ma siamo di Cristo; questa è la nostra veste cucita dall’azione dello Spirito (prima lettura) che consacrandoci ci aiuta a vedere e a proclamare la bellezza della salvezza nel continuo germogliare di fiori e frutti quali la pace, la giustizia e conseguentemente la gioia nel sapere Dio fra di noi.
Don Giuliano
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