Commento al Vangelo di Don Giuliano : IV Domenice d’Avvento

IV DOMENICA D’AVVENTO

Nonostante le restrizioni imposte dal governo nazionale, cerchiamo di non perdere i significati preziosi e durevoli di cui il tempo di avvento e Natale sono portatori. Rileggere ancora, a distanza di pochi giorni, il brano dell’annunciazione aumenta l’attesa di ogni singola vita verso l’agire di Dio che ci coinvolge nel sanare l’umanità. Sappiamo quanto sia importante mantenere le relazioni fra persone pur nelle condizioni distanziate che abbiamo e stiamo ancora vivendo, ma Dio viene incontro alla nostra fragile umanità nel saluto dell’arcangelo Gabriele. Dio ci saluta, ci visita. Abbiamo pensato sufficientemente a questo comportamento di Dio? Nella nostra esperienza ci sono momenti nei quali salutare persone o essere da loro salutati ci fa piacere, soprattutto se riteniamo queste siano importanti, in modo da divulgare ad altri la “fortuna” di averle viste, incontrate. Pensiamo che quei momenti vadano ad accrescere l’importanza della nostra personalità, infatti spesso esibiamo foto o commenti di e con personaggi famosi come trofei. Questo comportamento genera due pericoli: il primo riguarda il nostro giudizio, il nostro misurare l’importanza delle persone così da qualificare quelle importanti, belle e ricche, e dall’altra parte squalificare coloro che riteniamo ordinarie, troppo semplici o banali. Il secondo pericolo riguarda la falsa e ingannevole convinzione che praticare o seguire (anche sui social) certe persone aggiungano alla nostra vita le loro caratteristiche rendendola così più interessante. Siamo davvero così influenzabili che crediamo davvero che tutto questo avvenga. Siamo fatti così? Ci hanno fatti (diventare) così? Se applicassimo lo stesso interessamento nei confronti di Dio come lo ha vissuto Maria si realizzerebbero conseguenze del nostro agire: praticare Dio ci qualifica come persone e ci restituisce la verità di ciò che siamo, ovvero, figli; ci qualifica in quanto le “caratteristiche “ di Dio vengono ad arricchire la nostra povera e inconsistente esistenza, trasferendo dentro di noi la vita stessa di Dio, non una semplice fotocopia come ricordava il detto del beato Carlo Acutis: “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Nel pensare all’annunciazione, Dio non viene per farci tutti uguali, ma per chiedere a ciascuno di noi ciò che possiamo dargli di nostro. A Maria viene chiesto di farsi grembo, terra fertile per ricreare il mondo intero per portare in lei, piccola creatura, la vita eterna di Dio, il cielo, la luce e l’infinito dentro il suo cuore. Dio che sempre dà, questa volta chiede, chiede a lei, chiede a noi, a me, a te il si, l’adesione ad un progetto più grande. Lo aveva fatto in precedenza con il re Davide, Dio gli aveva dato tanto, Davide per ringraziare Dio voleva costruirgli una casa. Sarà Dio stesso a costruire la propria casa, oltre la sua discendenza; la sua casa sarà Maria e attraverso di lei, ognuno di noi. Non prepariamo nessun tipo di materiale, siamo noi il materiale e Dio il costruttore, Egli diventa presenza e abitante dei nostri cuori per sempre.

Don Giuliano

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