II DOMENICA DOPO NATALE

Nel prologo di Giovanni la vita nuova che Gesù Cristo porta in mezzo a noi è definita luce, una luce che convive con le tenebre e che le tenebre pur rimanendo in questo mondo non riescono a vincere. Se non stiamo vicini alla luce c’è sempre il rischio di venire sopraffatti dall’oscurità. Lasciamoci raggiungere dalla luce di Dio così da comprendere come siamo: la luce in questo senso potrebbe mettere in evidenza dei difetti che non vorremmo vedere e allora potrebbe succedere di allontanarsi dalla luce per stare più tranquilli, ma i difetti ce li terremo lo stesso. Platone affermava: possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio, ma la vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce. Nell’incarnazione del Figlio, Dio ha portato la sua vita non solo in mezzo a noi, ma in noi. Ci sentiamo coinvolti in una storia nuova, si tratta davvero di una ripartenza per tutta l’umanità, oggi per noi. Per ricostruire una vita e riscrivere una storia nuova non bastano le condizioni e le logiche dettate dal mondo, occorre fare tesoro della Sapienza di Dio (prima lettura) atterrata nei nostri cuori. Come cristiani siamo invitati ad accogliere e assecondare l’incarnazione del Figlio per prolungarne la permanenza e per raggiungere in tutti gli angoli di questa terra l’umanità che necessita, come tutti del resto, di essere riscattata. Il Natale, infatti, ci aiuta a scoprire ciò che siamo, figli di Dio, ma non nella sola definizione del catechismo, ma nell’ attualità, concreta della vita. Per annunciare l’azione di Dio in mezzo a noi, quella di essere suoi figli adottivi, occorre indirizzare alle persone che incontriamo, parole accompagnate da comportamenti che manifestino coerenza di vita, di una vita di luce; solo così saremo convincenti. Con l’incarnazione viene restituito all’uomo la bellezza dell’essere creatura sulla quale Dio nella creazione ha impresso il suo volto. Si tratta della bellezza che supera tutti i canoni estetici proposti da questo mondo in quanto si tratta della luce divina che illumina ogni volto e ogni cuore, li rende belli perché riflesso del volto e del cuore di Dio: questo dobbiamo comunicare! Nel brano del prologo di Giovanni viene descritto il di più che Dio aggiunge alla nostra esistenza, Egli aggiunge se stesso: è Lui il di più. Dio gratuitamente consegna se stesso per superare i limiti imposti dal male e per aprirci alla bellezza della nostra umanità ricreata attraverso la sua sapienza e la sua divinità. Gioiamo insieme a san Paolo (seconda lettura) del dono di grazia che abbiamo ricevuto e “quale tesoro di gloria” ci attende; ognuno di noi, benedetto dal Signore, non può credere di meritarlo senza impegnarsi, come il Battista, nel rendere testimonianza a Dio di un dono così infinito.
Don Giuliano
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