II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Gli otto versetti del Vangelo di oggi spiegano il meccanismo della sequela nei confronti di Gesù Cristo. Dio chiama direttamente (prima lettura) o attraverso una serie di domande e di risposte che equivalgono il tenderci la mano da parte sua. Innanzitutto Giovanni il Battista riconosce Gesù e lo indica come “l’agnello di Dio”, non lo può dire di altri, ma solo di Gesù. Come è difficile oggi comunicarci frasi simili che possano identificare le persone da seguire se non ci conosciamo fra noi. Sarebbe bello comunicarci la nostra storia di fede. Come fare a seguire da un momento all’altro qualcuno che non si conosce? Lo si fa seguendo i consigli di coloro di cui ci fidiamo. Come nel caso dei discepoli di Giovanni che all’indicazione “ecco l’agnello di Dio” iniziarono a seguire Gesù. La prima frase di Gesù nel Vangelo di Giovanni: è “chi cercate?” È già tutto un programma, diventa questo il punto iniziale per cogliere il significato della propria vita. Alla contro domanda “dove abiti?” la risposta è ancora più affascinante: “venite e vedrete”. Quanti motivi troviamo in questi versetti per seguire e indicare anche noi il Signore; non dobbiamo essere incerti su chi indicare: indichiamo quelle persone che agiscono bene, che già dai loro volti emanano amore, che professano una fede non solo a parole, ma con fatti visibili manifestano la loro fedeltà alla chiesa, alla famiglia, nei confronti dei più deboli, quelli che sembrano invisibili, ma che gradualmente si rivelano ai nostri occhi. Non basta formare persone e giovani generazioni alla buona educazione, al rispetto e a tante regole sociali essenziali e importanti, occorre poi “agganciarsi” al maestro, a Gesù. Altrimenti, formeremo sì, una bella società, ma non favoriremo quell’incarnazione di Dio che ci salva. Particolarmente significativo nel Vangelo di Giovanni è l’uso del verbo “menein” cioè rimanere, che troviamo qui, ma anche nei discorsi di Gesù nella parte centrale del Vangelo (rimanete in me e io in voi,…etc…). Anelli di congiunzione sono i sacramenti che ci abituano a cercare, a vedere, a stare con il Signore. Non dobbiamo dare per scontato di aver incontrato e seguito il Signore anche se qualche volta ci è sembrato di incontrarlo nelle situazioni facili o difficili della nostra vita; occorre guardare come si muove la nostra esistenza, chi e cosa ci manca, cosa è necessario. Sicuramente l’azione più difficile è lo stare, il rimanere con il Signore, il dedicare spazi e tempi sempre più introvabili. In una società come quella che viviamo ci appare tempo sprecato sostare in chiesa la domenica per un’ora, figuriamoci il trascorrervi una decina di minuti ogni giorno; tutto questo perché nel nostro orizzonte visivo, mentale e affettivo non vediamo la sagoma del maestro che cammina davanti a noi. Il Signore ci chiede la fiducia nell’iniziare un cammino nel quale scopriremo la nostra vita e la vita di Dio in noi che siamo tempio dello Spirito santo (seconda lettura). Sotto il sole, alle quattro del pomeriggio di un giorno non qualunque un piccolo gruppetto di uomini seguendo il Messia, iniziò un cammino che giunge oggi fino a noi. Buona strada.
Don Giuliano
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