Commento al Vangelo di Don Giuliano : V Domenica Tempo Ordinario

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO.

Il Vangelo di questa domenica ha sullo sfondo il prossimo giovedì quando verrà celebrata la giornata mondiale del malato. La malattia riduce all’impotenza la persona, la schiaccia, la abbatte e la priva di speranza (prima lettura). Continua in questa pagina del vangelo la giornata tipo di Gesù: dalla sacralità della sinagoga Egli passa alla casa di Pietro, alla sacralità del quotidiano. Si richiama l’importanza della dimensione domestica della fede che viviamo nelle nostre abitazioni. Gesù, incontrando le nostre attività umane, familiari e lavorative, porta la guarigione, la liberazione rende più leggero il peso dovuto a malattie, pensieri e preoccupazioni. La guarigione della suocera di Pietro è preceduta da un bel passaggio: una volta entrato nella casa di Pietro “gli parlarono di lei”. Si tratta del mettere in evidenza la preoccupazione verso le persone che amiamo e verso le quali ci sentiamo incapaci nel trovare soluzioni. Il pensiero oggi va a tutte quelle persone che sono malate o dal covid o da altro. Nella comunità, in ognuno di noi non manchi mai la preghiera per tutti, in particolare per i malati. Aiutiamoci nei dialoghi e nell’ascolto fra noi, impegniamoci nella preghiera per aiutarci ad individuare le nostre fragilità, a farci voce come in quel “gli parlarono di lei”; noi preghiamo per altri, altri pregano per noi, ci prendiamo a cuore gli uni gli altri. Questo atteggiamento di preoccupazione ci aiuti ad aprirci al Signore, non perché lo dobbiamo pensare un mago; non si tratta di ricercare solo la salute fisica, ma di essere guariti nella totalità della persona. Siamo sicuri che quando non manifestiamo sintomi di malattia, siamo sani? La mancanza di carità e di attenzione verso gli ultimi è l’allarme che ci dice che siamo malati. Una società che non accoglie, non è solidale e non aiuta, significa che è sopraffatta dalla malattia dell’egoismo. Utilizziamo la nostra buona salute, la nostra buona condizione fisica per fare del bene, o come dice San Paolo” “mi sono fatto tutto per tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno” (seconda lettura). Se ci riteniamo sani o guariti comportiamoci come la suocera di Pietro: mettiamoci a servire. C’è anche nel Vangelo l’affermazione che “tutti” cercavano Gesù. Potremmo oggi domandarci: quante persone che conosco (mettiamoci tutti, compresi noi stessi) cercano il Signore? Si tratta di una ricerca non mossa da curiosità, ma dalla certezza che incontrare il Signore possa portare rimedio ai nostri problemi o venga a colmare il vuoto della nostra esistenza. Siamo capaci di mettere l’aspetto della fede e della religione nella rosa dei bisogni o degli interessi? La sociologia parla dell’aspetto religioso subordinato, in partenza, ad altri interessi primari. Al contrario lo stile di Gesù è indicativo per il nostro comportamento. Gesù pone sotto l’esercizio della preghiera sia l’annuncio, sia le guarigioni fisiche sia quelle dello spirito. Ci sono, infine, analogie con il giorno della resurrezione: il sabato è finito, siamo già nel giorno successivo al sabato, dopo il tramonto del sole. Il verbo usato per rialzare la suocera di Pietro è il verbo utilizzato nella resurrezione. La vicinanza del Signore, la vicinanza di chi ci ama ci fa risorgere. La mattina i discepoli si mettono in cerca del Signore; non era infatti rimasto con loro, ma era uscito e lo trovarono a pregare. C’è la salvezza oltre la nostra desolazione, c’è l’amore di Dio oltre il nostro egoismo, c’è la vita oltre la morte….cosa ci sarà dopo la pandemia? Si domanda Papa Francesco. Che questa pandemia possa cambiarci e aprirci al servizio, all’attenzione dei più deboli…ci porti oltre.

Don Giuliano

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