III DOMENICA DI QUARESIMA

Il percorso che dalla prima lettura porta al Vangelo ci aiuta a comprendere il motivo per il quale Gesù manifesta la propria rabbia e violenza contro coloro che favorivano l’uso commerciale dello spazio antistante il tempio di Gerusalemme, estremamente trafficato in occasione del ricordo della Pasqua dei Giudei. Dio aveva liberato il popolo dalla schiavitù fisica degli egiziani attraverso il dono dei comandamenti per liberarli anche dal male e dall’egoismo. Ma quel messaggio gradualmente nel tempo fu barattato con la ricerca dei propri interessi e per mantenere il rapporto condizionato con Dio attraverso i sacrifici degli animali: io ti offro in sacrificio una coppia di colombi e tu, Dio, mi concederai felicità o mi renderai ricco o mi farai guarire dalle malattie. Lo scandalo creato da Gesù non riguarda in prima battuta il suo rovesciare i banchi del mercato, ma quello di aver ammesso che quel luogo era la casa di suo Padre, cioè di aver affermato che Lui era il Messia. Quello di Gesù non era un attentato al culto, ma il contrario, ovvero il rivelare che il culto non consisteva nel mercanteggiare cose e animali, ma nell’utilizzare quel luogo per la preghiera, per presentarsi quali figli davanti a Dio. L’atteggiamento e le parole di Gesù non furono comprese neppure dai suoi discepoli, le compresero più tardi, dopo la sua Resurrezione. Gesù affermava, il Tempio di Gerusalemme pur essendo maestoso e meraviglioso, un luogo superato da Lui stesso: era Gesù, presenza di Dio. Successivamente San Paolo dice che Dio ha posto la sua presenza nella nostra umanità (1 Cor 3,16). Questo processo abitativo di Dio si propaga all’umanità tramite il Corpo di Cristo, la Chiesa e l’Eucarestia. Gesù si sostituisce agli animali sacrificali e si dona a ciascuno attraverso il sacramento eucaristico, sua carne, cibo per la vita eterna. Dopo due millenni ancora non siamo pienamente convinti di questo passaggio decisivo; pensiamo che queste frasi siano affermazioni solo dottrinali, etichette, frasi fatte, e parlare del Corpo di Cristo sia qualcosa di astratto. Quel tipo di mentalità tesa a ricercare solo la propria autoreferenzialità non sembra ad oggi essere cambiata. Ancora oggi il denaro la fa da padrone, rende aggressiva l’umanità attraverso il mercato di organi, di esseri umani; ancora si continua a mercanteggiare la propria libertà. Si tratta di un mercato che sta distruggendo il creato, che ci sta vendendo e che non guarda in faccia a nessuno, anche Gesù fu venduto per trenta denari. Ebbene il dono del Corpo di Cristo che riceviamo segna il costo del nostro riscatto: noi siamo stati acquistati al prezzo più alto dice San Paolo (1 Cor 6,20). Il Signore ci invita a fare della nostra vita la sua casa; se noi la ripuliamo da tutto ciò che la offende, il Signore l’abiterà e la renderà indistruttibile.
Don Giuliano
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