DOMENICA VI DI PASQUA

Siamo oggi raggiunti dalla centralità delle parole con le quali il Signore tracciò la strada ai suoi discepoli spingendo in avanti il divenire continuo della chiesa: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. C’è una grande forza in quel “come io ho amato voi”; si tratta dell’amore di Dio che trascina verso il suo compimento la storia dell’umanità e della salvezza. Parlare di amore non basta alla redenzione dell’uomo, occorre parlare del contenuto dell’amore cioè di Cristo; non ci si salva amandoci e basta, ma attraverso quel “come” Lui ci ama. Un rapporto quello fra il Signore e i suoi discepoli caratterizzato dall’amicizia e non dalla schiavitù, non un rapporto fra padrone e schiavo, ma centrato sul rapporto familiare in cui non ci sono segreti, ma dove vi è conoscenza su tutto. Quando parliamo ai bambini di rivolgersi al Signore con l’appellativo di “amico Gesù” dobbiamo anche invitare ad oltrepassare la concezione di amicizia in senso puerile ed elevarla ad un rapporto più forte oltre quello che definiamo di sangue. Il Signore dice a ciascuno di noi, nella possibilità di intuire e decifrare il suo amore, di tradurlo nel contesto della nostra esistenza, trasmettendolo visibilmente agli altri. Anche fra coloro il cui comportamento risulta aperto alle buone opere, alla pace e alla concordia (prima lettura) si deposita l’azione dello Spirito che orienta tali azioni verso la fruttuosità della comunione. Occorre anche puntualizzare l’importanza dei comandamenti non come regole esterne, ma come indicazioni che ci portiamo dentro e che formano la propria interiorità, integrità e personalità. Nei confronti dei comandamenti il Signore non parla di frustrazioni, di angosce e di mortificazioni, ma di un luogo di crescita di amicizia e di gioia piena. La gioia, o la propria soddisfazione è ricca nella misura in cui noi la condividiamo con altri; la gioia piena può essere davvero tradotta ed interpretata come un sottofondo rassicurante, certo e solido che realizza la propria esistenza. Una distinzione quest’ultima non di poco conto: una gioia, la cui felicità è costituita dall’essere riempiti da Cristo, dalla sua amicizia appunto. Una amicizia così non può fermarsi al bigottismo, o esplodere nella carità filantropica, ma si inserisce intimamente in profondità nella vita di Dio (non dimentichiamoci che il brano del Vangelo è il proseguo di quello di domenica scorsa); motivo questo per cui il credente che ama il Signore non prova la fatica nell’osservare i comandamenti perché avverte l’amicizia e il sostegno del Signore, tanto da fargli percepire la gioia e la libertà, al contrario dello schiavo, che subisce il comandamento come un dictat e un imposizione. Se vuoi la gioia piena, ascolta, accogli, metti in pratica e ama sempre, non sbaglierai mai. Il Signore ti ha scelto, non deluderlo.
Don Giuliano
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