ASCENSIONE DEL SIGNORE
Il Signore torna a casa, la sua e nostra futura casa, ma non ci lascia soli. Questo movimento conclude il precedente (l’incarnazione) e proietta l’umanità verso il completamento e la realizzazione finale dell’opera di Dio. L’ascensione afferma che il punto di arrivo della nostra vita non è qui, è in Dio. Adesso viviamo il tempo che ci consuma, ma anche lascia tracce di noi di quello che siamo, cioè figli di Dio in cammino verso la casa del Padre in cui il tempo non dominerà più, ma solo l’amore. Terminata la missione terrena di Gesù, inizia quella dei discepoli, della Chiesa, inizia il nostro apostolato: un incarico gravoso, ma da quel momento non impossibile. Gesù compie il passaggio delle consegne, ci lascia tutto ciò che serve per adempiere alla sua missione; siamo invitati a dare prova di quelle capacità donataci da Dio e quindi a metterle a frutto nell’intento di affrontare e riuscire in qualsiasi difficoltà. Con la forza della resurrezione e dello Spirito Santo abbiamo il potere di fare tanto, compiere l’impossibile, compiere i miracoli, affrontare il male con il bene; il Signore non se ne è andato portandosi via tutto, ma lasciandoci tutto. Ciò di cui abbiamo bisogno ce l’abbiamo già, tocca davvero a noi operare, far conoscere a tutti l’insegnamento del Signore, c’è una missione: annunciare, battezzare, amare. Siamo capaci di accogliere questa responsabilità? Lo siamo perché non mancherà mai il suo aiuto, il suo ritorno al Padre ha aperto la strada all’azione dello Spirito. L’ascensione opera in noi una condizione di responsabilità che ci fa percepire la vita in senso ampio, non finalizzato all’oggi o massimo al domani, ma orientato all’eternità. Quella presenza che non vediamo più nella forma di uomo è adesso impressa nella nostra vita, nella vita della Chiesa, nei sacramenti; siamo sempre in comunione con Lui attraverso lo Spirito. L’annuncio del Vangelo è sempre urgente, perché ci sono ancora tanti cuori da raggiungere a cui svelare i grandi doni che Dio ci ha fatto, a quale grande amicizia ci ha formati e chiamati. È indubbiamente forte l’espressione di dover annunciare il Vangelo “ad ogni creatura”. Annunciamolo con le parole, ma non solo con esse, anche con la bontà delle nostre azioni, con la pratica della nostra vita di fede; atteggiamenti che ritroviamo elencati da San Paolo all’inizio della seconda lettura. I gesti e gli impegni di ognuno di noi verranno santificati dall’azione dello Spirito, tanto da diventare segni visibili della sua presenza. Per questo il Signore insiste sull’azione decisiva del Battesimo, perché il nostro cammino inizia da lì, il nostro essere immersi nella sua storia inizia da li: è quello il momento in cui il Signore mette il cielo dentro il nostro cuore e oggi e sempre possiamo toccarlo con un dito.
Don Giuliano
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