
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Ritorniamo con questa domenica a leggere il Vangelo secondo Marco. Ripartiamo da una discussione molto decisa fra Gesù e alcuni farisei e scribi i quali criticavano la non osservanza da parte dei discepoli di Gesù di certe tradizioni ritenute irrinunciabili: abluzioni e lavaggi durante i pasti. La risposta di Gesù è precisa; non si possono ritenere certe prescrizioni più importanti delle verità contenute e proclamate da Dio negli stessi comandamenti che nascono dal suo amore verso l’umanità. Non possiamo ridurre il vivere la fede attraverso una serie di centinaia di leggi, leggine e regoline le quali possono diventare un alibi ed un pretesto per mascherare le nostre incoerenze; non si tratta di interpretare un ruolo. Il rischio è sempre quello di offrire un’immagine buona di noi stessi e del nostro comportamento affidandoci ad una visibilità esteriore suffragata da una osservanza parziale che spesso contraddice ciò che veramente c’è dentro di noi. A riguardo San Francesco d’Assisi ci ricorda una verità: “ognuno è ciò che è davanti a Dio”. Il fatto che, rispetto ad altri, vi sia una osservanza superficiale delle prescrizioni può contribuire ad accrescere quel senso di superiorità, egoismo e superbia. Il nostro parlare è sempre più povero di Dio, ciò la dice lunga riguardo a chi abita veramente il nostro cuore. Gesù ci richiama ad un esame attento del nostro cuore che può diventare non il luogo abitato da Dio, dove Egli pronuncia il suo amore nei nostri confronti, ma il luogo da dove fuoriescono le cattive intenzioni elencate da Gesù. Se le analizziamo bene noteremo che toccano proprio quei comandamenti che riguardano i nostri rapporti con il prossimo, in questo caso una vera e propria proclamazione di non amore. Il cuore è la nostra vita che sceglie e prende decisioni. Ci sono momenti storici difficili, come quello che stiamo vivendo, nei quali ci ritroviamo smarriti nel percorrere strade ignote e insicure; avvertiamo quel senso di incompletezza che ci attacca e ci fa scoprire incapaci nel trovare risposte e soluzioni, inquietudine che ci tiene svegli in ricerca del mondo buono di Dio. Occorre lavorare dentro nello scrigno del nostro animo per non solo essere belli lì dentro, ma anche poter manifestare all’esterno la bellezza più grande e più vera che dice l’amore per l’altro. Ciò, viene sottolineato nei passaggi della seconda lettura, quando parla di non essere solo ascoltatori, ma di mettere in pratica la Parola che ci è stata comunicata.
Don Giuliano
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