XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Chi è Gesù? La questione che pone Gesù ai discepoli non è di poco conto, ci dà l’indicazione di come scoprire e saper ben definire chi sia Gesù, non tanto per l’opinione altrui, ma per la nostra. Per coloro che hanno ricevuto una formazione cristiana tale domanda può diventare un tranello perché suffragata da una certa consuetudine diventa quasi scontata la risposta … ma quale risposta? Chi è davvero Gesù per me? Accade che ci facciamo mille idee su Gesù, ma Gesù ha una identità ben definita, non c’è un Gesù diverso per ogni persona. Possiamo riuscire a conoscere il Signore se condividiamo una amicizia, una comunione con Lui, se affrontiamo il momento della croce come prova del nostro essere credenti. Di fronte alle grandi difficoltà come la perdita dei propri cari ho visto in alcune persone rimaste in vita – siano queste o genitori che hanno perso un figlio, o mogli e mariti che hanno perduto la persona amata, o chi ha perduto prematuramente i propri genitori – una certa pace nei loro cuori e la capacità di trasformare il lutto in opere più o meno visibili di bene, di autentica carità. Non l’ho visto in tutti; segno questo che evocare la croce non basta, occorre farla propria, entrarci dentro. Gesù rivela in modo scioccante la sua imminente sofferenza, morte e resurrezione, trova Pietro e pure noi impreparati perché siamo figli di un mondo, di una società, di una mentalità che non guarda alle prospettive di media e lunga scadenza. La gente vive come se non dovesse mai attraversare il mare in tempesta, si impegna a costruirsi le proprie sicurezze, a vivere la contingenza dei momenti, compreso il non senso di quello che fa; così la logica di questo mondo che sembra ragionevole manifesta la sua assurdità ed egoismo. Gesù invece è fermo nel dire che ognuno ha una croce e quella croce serve per poterlo seguire: quella croce è lo strumento per non perdere la propria vita; proprio la croce stessa lo salverà, ci salverà. La fermezza del Signore nel rivelare la sua morte è preceduta dalla prima lettura che ci presenta il terzo canto del servo nel quale si profetizza la irremovibilità di Colui che affronterà la morte per salvare l’umanità. Gesù manifesta la sua fiducia nel Padre abbracciando la croce ovvero praticando, nel gergo della lettera di Giacomo (seconda lettura), l’amore verso tutti. Ci viene detto di perdere la nostra vita… per acquistarla redenta ed eterna. Che la festa dell’Esaltazione della Santa Croce che celebreremo fra pochi giorni ci aiuti nella comprensione e nell’adesione alla volontà di Dio.
Don Giuliano
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