XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

L’obolo della vedova mette sempre in crisi perché torna alla ribalta quell’aggettivo “tutto” che risulta sempre scomodo ai nostri orecchi. Lo abbiamo sperimentato domenica scorsa quando ci veniva indicata la modalità con cui amare Dio…con tutto noi stessi…con tutta l’anima, ecc. Ebbene una vedova batte le offerte abbondanti, ma superflue dei ricchi, con solo due monetine che sono il suo “tutto”. Quello che indica il Signore guardando la vedova è ciò che Egli si appresta a compiere per tutta l’umanità: donare tutto sé stesso a noi così come avviene, se superiamo i nostri deboli giudizi, nella celebrazione della Messa. In essa noi mettiamo un po’ del nostro tempo, un po’ della nostra generosità, un po’ del nostro amore, ma riceviamo il “tutto” di Gesù. L’Eucarestia infatti è “tutto” Gesù. Si tratta di un tutto legato alla vita; le due monete erano anche la sussistenza della vedova e ciò che ci offre Gesù nell’Eucarestia è necessario per il nostro vivere con la prospettiva eterna superando di gran lunga tutto il resto che riteniamo necessario, cibo, vestiti, cose. Non vorrei che nel pensiero dei cristiani l’Eucarestia rappresentasse un pezzetto di pane, un qualcosa che se mi va e se ho tempo lo mangio, oppure la richiedo anche se certe regole mi impediscono di riceverla e proprio per questo qualcuno si arrabbia se gli viene negata, come se fosse un diritto come l’aria che respiriamo, per cui rendiamo giustizia anche alle regole perché quando si parla di Eucarestia non si parla di cioccolatini, ma di tutto l’amore di Gesù per noi, qualcosa da far tremare i polsi, ma spesso non ci pensiamo sufficientemente. Viene richiesto a noi cristiani di vivere la vita con coerenza e verità. Il cuore buono e l’accoglienza della vedova della prima lettura sono atteggiamenti più preziose della stessa vita; così anche nella nostra vita cerchiamo di dare valore a quei gesti semplici che in verità rivelano grandezza perché sono segno di un amore più grande. Entrambe le vedove che hanno perduto qualcuno hanno trovato nella fede la presenza consolante della propria vita, hanno saputo comprendere che il tutto è la misura di Dio, aldilà dei giudizi degli uomini che non arrivano a vedere la profondità del loro cuore. Il Signore attraverso il suo discernimento rende visibile a tutti quel segno invisibile dell’anonima vedova. Ciò che vede il Signore sono i cuori buoni dei suoi fedeli che rispondono e si donano reciprocamente superando il calcolo e la linea della sopravvivenza. Ognuno in Dio è ripagato cento volte tanto; i gesti compiuti con amore sono eterni. Mentre qualcuno fa di tutto per piacere agli altri con i quali condivide i propri interessi, la vedova ha solo Dio nel suo cuore e si dona fiduciosa a Lui.
Don Giuliano
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