IV DOMENICA DI AVVENTO

L’incontro fra Maria e la cugina Elisabetta è ben conosciuto dai cristiani; di quell’incontro viene sottolineata spesso la dinamicità dell’amore di Maria, la sua carità, la sua missione, la vita di Dio dentro di lei. Vicini al Natale, non possiamo non parlare dell’importanza della vita, di ogni vita; se riflettiamo bene parliamo della nascita di Gesù e del Battista come nascite umanamente “impossibili” dovute e volute dalla volontà di Dio. Diciamo così perché nel “possibile” identifichiamo la volontà e la determinazione dell’uomo (la nostra volontà), creando così una distanza fra l’agire dell’uomo e quello di Dio letti in una visione separata, dando luogo a pericolose affermazioni sull’autonomia dell’uomo nei confronti di Dio. Tale lettura spinge a considerare la vita come qualcosa di controllabile e che rientra nelle possibilità umane. Purtroppo certe riflessioni si fermano qui, non andiamo oltre il possibile, peggio ancora non accettiamo l’impossibile, non accogliamo il mistero che già siamo, ovvero il nostro esserne portatori visibili. Non solo è bello, ma è grandioso pensare che ogni vita umana si nasconde per nove mesi nel corpo di una donna e non solo in modo biologico, ma come ci insegnano Maria ed Elisabetta, in modo spirituale. Un aspetto quest’ultimo che aggiunge valore alla maternità, alla relazione, alla sensibilità, alla fragilità. Purtroppo il saluto evangelico fra le due cugine non viene sufficientemente capito e quindi vissuto; Giovanni esprime la sua gioia nei confronti di Gesù che poi trasmette alla propria madre ancor prima che Maria canti la sua esultanza. Tutto questo accade nel mistero perché in ogni saluto fra persone possiamo cogliere la gioia vera non effimera dell’incontro non solo umano ma nel quale è presente lo spirito di Dio. A queste parole fanno eco quelle pronunciate da Gesù (seconda lettura) quando riferendosi al Padre dice: “un corpo mi hai preparato….per fare la tua volontà”. Ciò illumini e santifichi la vita di ogni uomo.
Don Giuliano
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