V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Ognuno di noi è consapevole delle sicurezze che accompagnano la propria vita come il denaro, gli affetti, la salute fisica, il sapere; accade che spesso escludiamo la fede in Dio. Pensiamo che questa serva solo quando ne avvertiamo il bisogno, ovvero quando le nostre sicurezze fanno cilecca. Gesù è la Parola che raggiunge i cuori e le insenature più recondite dell’animo umano e svela la caducità delle nostre sicurezze. Nel caso del Vangelo di oggi fu Simon Pietro a fare l’esperienza della forza e capacità della Parola pronunciata da Gesù. Pietro si sentiva sicuro delle proprie certezze e della propria esperienza di pescatore e, conquistato dalle parole del Signore, accettò la proposta che andava contro le sue convinzioni; egli l’accetto per fiducia. Di fronte alla pesca abbondante ed impensabile, fu istintiva, ma sincera la confessione di un uomo semplice e buono come Pietro nei confronti di Gesù: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Ciò che ancora Pietro non sapeva era il fatto che Gesù era venuto per far sì che anche i peccatori, una volta compreso il proprio peccato e il basare la propria vita su fragili sicurezze, fossero poi capaci di seguirlo e diventare suoi testimoni. Quel fatto cambiò la vita a Pietro: da pescatore di pesci divenne, da quel momento affrontando fatiche, pescatore di uomini, non tanto per raccogliere in una rete e fare prigioniere le persone ma nel ritrasmettere loro la chiamata del Signore, annunciare loro la parola di salvezza per salvarli da acque torbide ed oscure, dal seguire strade sbagliate. Anche noi nella vita come Pietro facciamo l’esperienza del fallimento. Questo brano del Vangelo è un invito a prendere il largo, a mettere a disposizione del Signore la nostra esperienza e le nostre risorse per non far rimanere sospesa la sua chiamata che ci invita a lasciare sicurezze e affidarsi completamente a Lui. Seguire il Signore non significa fare un salto nel buio, ma affrontare le novità della vita associandovi la potenza della presenza di Dio, l’unica capace di cambiare in meglio il senso, spesso carente, della propria esistenza. Una volta “toccati” da Dio (prima lettura) e bruciate le nostre impurità proclamiamo con gioia l’agire di Dio. Egli chiama a seguirlo anche coloro che gli sono avversari o che si sono allontanati da Lui (seconda lettura). Ci chiama a diffondere la verità della salvezza contrassegnata dalla sua morte e resurrezione. Tale verità cambia la nostra vita in quanto le restituisce, assieme alla propria fragilità, la propria grandezza, la capacità di riflettere in noi la Gloria di Dio.
Don Giuliano
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