Commento al Vangelo di Don Giuliano : V DOMENICA DI QUARESIMA

V DOMENICA DI QUARESIMA

Dalla parabola di domenica scorsa si passa al fatto concreto che riguarda una peccatrice, in realtà riguarda ciascuno di noi. Non ci dobbiamo fermare sulla natura o la circostanza del peccato dell’adultera, ci dobbiamo confrontare con i giudizi che facilmente emettiamo verso gli altri con estrema facilità mentre con più difficoltà riconosciamo i nostri. La finalità era quella di trovare un motivo per accusare il Signore, utilizzando la legge di Mosè, una sorta di sfida per mettere Dio contro gli uomini. Esisteva infatti una legge che condannava il peccato di adulterio e pertanto c’era una ragione di parte di cui si avvalevano gli scribi e i farisei nel portare a Gesù quella donna già condannata da loro che la identificavano con il suo peccato. Il peccato afferma la nostra povertà, anche la povertà del non poterci riscattare non c’è via d’uscita, non c’è appello, siamo costretti a soccombere. Ma Cristo è venuto a salvarci, è venuto a liberarci dal peccato e dalle sue conseguenze è venuto a tracciare un nuovo sentiero nel deserto (cfr. prima lettura) per terminare l’oppressione dei ricordi e dei peccati del passato. Gesù è venuto a realizzare qualcosa di nuovo è venuto a conquistare il nostro cuore, a guarirlo a rinnovarlo (cfr. seconda lettura) a proiettarlo verso la speranza; il tutto attraverso l’incontro con ciascuno di noi, nel segreto della nostra coscienza, nelle circostanze della vita mentre constatiamo i nostri limiti; Egli ci incontra sopraffatti dai peccati, quando ci sentiamo davvero perduti. È l’esperienza di questa povera donna che di fronte al tribunale degli uomini contava gli ultimi minuti della sua vita. Il Signore richiama i presenti sul potere di condannare: hanno questo potere coloro che non hanno alcun peccato. Così Gesù lascia la priorità del giudizio agli accusatori. Le sue parole sono precedute e seguite dallo scrivere per terra in silenzio, un silenzio che rende le sue parole autorevoli e che raggiungono le coscienze degli astanti; infatti tutti se ne vanno, tutti riconoscono i loro sbagli, i propri errori, i propri peccati. La scena allora si concentra sull’incontro diretto fra la donna e Gesù, come diceva Sant’Agostino, fra la miseria e la misericordia. La misericordia di Gesù vede la donna e non il suo peccato, il suo sguardo la purifica e si rivolge a lei come a sua madre: “donna”. Come riportato in vari passi biblici, Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 33,11) così il Signore la perdona, ma l’ammonisce dicendole di non peccare più. Le dice: “d’ora in poi”….da quel momento, da quell’incontro decisivo inizia una cosa nuova; rimette così nelle sue mani la sorte della propria vita, ma soprattutto della propria salvezza dato che in questo caso l’adultera ha nuovamente una vita davanti, (protesa verso la meta come San Paolo) dove le sue scelte dovranno fare sempre riferimento a quell’istante, al perdono ricevuto e pesante molto più delle pietre.

Don Giuliano

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