DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Continua la riflessione sul grande giorno pasquale, ovvero la domenica, quando la comunità cristiana manifesta con segni eloquenti la propria fede. Nella seconda lettura, tratta dal libro dell’Apocalisse, Giovanni fu “preso” e trasportato dallo Spirito; ciò avvenne nel giorno del Signore, nella domenica: un invito per ognuno di noi ad aprire durante la celebrazione lo sguardo nella profondità di ciò che vediamo intorno a noi. Disponiamo i nostri animi perché lo Spirito agisca anche in noi e ci doni quello sguardo che abbina l’amore alla vista, come il Vangelo di questa domenica ci insegna. Queste considerazioni ci aiutano ad approfondire la necessità di non perdere la dimensione religiosa e di fede nella e della domenica. L’assenza da ciò che viene definito l’incontro primario con Gesù nella domenica provoca a lungo andare la disabitudine alla partecipazione della S. Messa. Ciò che può apparire innocuo anche per coloro che frequentano le parrocchie rischia poi di aumentare le distanze. L’assenza di Tommaso diminuì in lui la fiducia verso coloro che erano definiti suoi confratelli; ciò manifesta la debolezza del credere e afferma la ricerca della fede come se questa dipendesse solo dall’incontro miracoloso e personale con Cristo, senza passare attraverso la dimensione comunitaria. Il crescere nella fede verso il Signore non deve alleggerire o peggio annullare il ruolo della comunità cristiana. Questa può, attraverso la dimensione collettiva, esprimere quei segni che favoriscono l’accesso e l’approfondimento della fede che sono la testimonianza dell’evangelizzazione, della preghiera e della carità e quindi della presenza delle singole persone. Nell’occasione della visita di Gesù, i discepoli presenti ricevettero il dono dello Spirito, che li arricchì e donò loro forza per l’annuncio, oltre alla pace, alla gioia, alla vicinanza e comunione che Gesù conferì loro. C’è anche da dire che la testimonianza della comunità potrebbe non essere sufficiente; non ci dobbiamo scandalizzare, dovremmo invece continuare a credere e annunciare la grande affermazione: “abbiamo visto il Signore” nella percezione, nell’intuizione e nella fede manifestata attraverso ciò che abbiamo visto in ordine ad esempi e impegni volti a imitare il Signore in merito alla sua presenza e vicinanza a questa umanità sempre più fragile e sola. Ognuno di noi ha da compiere il cammino della fede, ha da vedere nei segni della sofferenza di Gesù la presenza di Colui che ci ha amati e ci ama. Tommaso nel vedere ciò non rimase indifferente ma pronunciò la più alta professione di fede. Così anche noi quando vediamo i poveri e i migranti non giriamo le spalle con indifferenza, ma riconosciamo in loro dei poveri cristi, senza dubbi.
Don Giuliano
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