XIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO

È riportata nel Vangelo la grande missione dei settantadue discepoli descritta da Luca. Nelle indicazioni di partenza Gesù sottolinea ai discepoli l’essenzialità del modo con cui accompagnare l’annuncio della pace e del Regno di Dio. Si tratta di una pagina che fa discutere e riflettere su come oggi la Chiesa proclama tale annuncio. Gli ordini di Gesù sembrano escludere tutto quel sistema di sovrastrutture che spesso la Chiesa ostenta e non sempre coincide con i fini pronunciati da Gesù. I cuori degli uomini non si conquistano con la grandezza e il potere e neppure con il dare tante cose senza dare se stessi. Questo dico non per smontare l’impegno e i sacrifici consumati nella storia, ma per non distogliere i nostri sensi dalle parole puntuali del Signore: annunciare il Regno, annunciare Cristo, formare il popolo di Dio, lottare contro il male. Anche quest’ultimo fine rappresenta un grande ostacolo; spesso è proprio il male a stravolgere le carte in tavola, a far percepire una cosa per un’altra. Mentre si pensa di aver conseguito un successo nel campo dell’evangelizzazione ci ritroviamo a fare i conti con le nostre mentalità egoistiche che tendono ad esaltare orgogli e arroganze, senza pensare al fatto, come dice Gesù, di rallegrarci solo del fatto che i nostri nomi sono scritti nei cieli. Prima di annunciare il Regno di Dio dobbiamo accoglierlo dentro di noi, spesso lottando contro le nostre resistenze. Talvolta anche nei cristiani prevale l’investimento della fede a corto termine, in quanto vogliamo goderci la propria soddisfazione qui su questa terra perché costituisce vanteria e arricchisce la nostra immagine. Mentre l’investimento da fare è a lungo termine, o meglio lungo quanto la propria vita. È bene che anche in ogni comunità le persone chiamate a svolgere mansioni e servizi, dalla liturgia alla pastorale, alla carità e a tutto quello che concerne la vita parrocchiale, compresa la propria vita familiare, vivano nell’unità e nella consapevolezza di essere stati chiamati a compiere le opere di Dio. Ciò ci aiuti nell’essere riconoscenti (prima lettura) del dono della vita e dei doni infiniti d’amore ricevuti da Dio, e per Lui, da tanti altri amici che partecipano la nostra esistenza. Di fronte poi al grande divario che esiste fra le poche persone impegnate, i pochi mezzi a disposizione (così vuole il Signore) e la gran massa di persone da raggiungere, mai ci dobbiamo scoraggiare se anche le cose non vanno per il verso giusto, ma sempre pronti ad affrontare con coraggio (seconda lettura) e fiducia le proprie sfide. La fiducia deve essere forte in quanto la fiducia mostra la consistenza della nostra vicinanza e comunione con il Signore. Questo è il potere che il Signore ci ha dato; il male non vincerà.
Don Giuliano
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