Commento al Vangelo di Don Giuliano : XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Se domandassimo al Signore che cos’è che ci salva, ci risponderebbe come rispose al samaritano guarito dalla lebbra: “alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!” Si tratta della fede nel Signore che ci salva, una salvezza che cammina assieme a noi fianco a fianco, che ci accompagna con la forza della Parola e con l’efficacia dei sacramenti. Nutro la speranza che mi possa salvare se riconosco Gesù, Signore della mia vita. Ad affermare ciò, mi aiutano le letture di oggi. Di fronte ai propri mali non deve mancare la richiesta di guarigione, così come non deve mancare il ringraziamento nei confronti di Dio. Fede significa salvezza, significa guarigione non solo fisica, ma soprattutto guarigione in generale che include la propria interiorità. La lebbra era considerata una malattia originata dal peccato che distanziava ed impediva forme di contatto, escludeva dalla socialità. I danni del peccato sono ben più gravi di una malattia come la lebbra; se decliniamo le conseguenze sul piano dello spirito parleremo di egoismo, malvagità, avidità, odio, invidia, violenza, malattie che sono ben più mortali della lebbra, perché uccidono lo spirito nell’uomo. Sono queste le ragioni che oggi ci spingono a rivolgerci al Signore perché ci guarisca, ci aiuti a ricomporre quell’armonia, quella comunione e relazione fra tutti, ci ottenga quella bellezza che non sia solo esteriore, ma faccia brillare di essa la nostra anima. Quella del samaritano è una bella anima che Gesù ammira in uno dei dieci che non si è accontentato della guarigione, ma che ha riconosciuto (atto di fede) in Cristo colui che lo poteva anche salvare. La salvezza vale più della guarigione fisica. Mi hanno sempre colpito, al punto di emozionarmi, le testimonianze di persone malate che però si sentivano sane dentro, nel cuore; le ho sempre ammirate, le porto in me come angeli. La fede salva perché aiuta ad andare aldilà di quella che è la dimensione terrena, come leggere la vita con gli occhi del risorto sembra dire San Paolo, l’ascolto della Parola ci aiuta a camminare sulla strada percorsa dal Signore, un cammino che ci guarisce passo dopo passo. Riconosciamo dentro di noi, nessuno escluso, i nostri mali, chiediamo di essere sanati, aiutati, perdonati soprattutto della nostra ingenerosità. Riconosciamo in Gesù, il Salvatore, che ci guarisce fino in fondo, stiamo attenti a non cadere nella rete del fascino del benessere che spesso ci esclude dal rivolgersi a Dio. Basta all’uomo la sola guarigione fisica? Se una volta guariti rimaniamo come prima significa che ancora non viviamo il senso vero della nostra esistenza e rimaniamo avvolti nelle nostre non chiare situazioni. Il diverso comportamento dei nove lebbrosi guariti non vuole condannarli per ingratitudine, in fondo hanno fatto quello che gli era stato comandato di fare, ma li giudica per ciò che non hanno compreso, ossia, la chiamata ad una amicizia generativa di amore, capace di guarire la durezza di ogni cuore e celebrata ogni volta nella comunione eucaristica.

Don Giuliano

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