XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Le letture di oggi ci parlano della preghiera, ovvero del nostro dialogo con Dio. Prima dei contenuti (sono importanti anche quelli) occorre esaminare se ci rivolgiamo a Dio si o no; è già questo un atteggiamento che dice il nostro considerare o meno Dio che ci parla con la sua Parola. Nel prendere una decisione, nel fare una determinata scelta, ci viene in mente di pensare se facciamo bene o male? Che impatto ha la Parola di Dio nella nostra vita? San Paolo nella seconda lettura sottolinea che la Parola di Dio è utile per tutte le circostanze; ciò per dire che è un aiuto per la vita, per ogni momento della nostra vita, per riempire il mondo di bene. La Parola di Dio illumina e guida la nostra coscienza per cui come l’ascoltiamo così anche rispondiamo, così anche chiediamo a Dio, parliamo con Lui nell’interiorità del nostro spirito. Nella prima lettura la preghiera di Mosè serviva per vincere la guerra; si, purtroppo le guerre esistono, oltre a quelle fra stati ci sono anche le lotte dentro e fuori di noi contro persone, contro amici, talvolta anche contro Dio, destinatario delle nostre necessità e dei nostri reclami. Pensiamo poco a Dio; gli stessi credenti ammettono di pregare poco; impariamo dalla prima lettura, impariamo a sostenerci gli uni gli altri, aiutandoci a pregare e a farlo insieme, magari sfruttando le occasioni della liturgia. La preghiera collettiva, comunitaria ci consente di entrare più facilmente in dialogo con il Signore; ciò è favorito dall’insegnamento che proviene dalla stessa Parola capace di stimolare criticamente la coscienza e la volontà di ciascuno. Cerchiamo di essere più disposti, docili e dire: adesso mi chiudo in camera a pregare, adesso esco e vado in Chiesa a dire una preghiera per me o per altri, ora vado a casa dell’amico o dell’amica per recitare una preghiera insieme. Da qui poi i passaggi ulteriori riguardano i contenuti che non possono e devono essere banali, ma profondamente seri come nel caso della vedova (categoria debole ma protetta da Dio) del Vangelo di oggi che desidera giustizia. Per raggiungere tale scopo, ossia l’essere esaudita dal giudice, lei non si stanca di insistere, si stanca il giudice che poi cede. Per noi vale questo esempio per superare la pigrizia del nostro spirito, la visione egoistica della vita e la tanto declamata autosufficienza nel risolvere le situazioni, quasi potessimo fare a meno dell’aiuto di Dio e del prossimo. In sintesi, la preghiera serve per la fede, per ottenere la fede occorre pregare; se gradualmente perdiamo l’una, perdiamo anche l’altra. Riguardo alla domanda finale di Gesù sulla presenza della fede al suo ritorno, credo questa debba esigere una risposta costituita da gesti quotidiani che affermino un sincero sentimento e attaccamento a tutto ciò che ci è stato insegnato dalla catechesi, dai sacramenti, dalla Parola di Dio; alla fine tutto parte e ritorna lì.
Don Giuliano
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