Commento al Vangelo di Don Giuliano : II DOMENICA DI AVVENTO

II DOMENICA DI AVVENTO

Nel presentarci la figura di Giovanni il Battista, la Parola oggi vuole di lui ricordarci il ruolo di preparatore di strade, di cuori, di anime. Per accogliere Dio occorre la “conversione” come tensione a desiderare, ma soprattutto a costruire un mondo migliore. E chi è colui che non desidera uscire da tante situazioni difficili, pesanti e disumane come quelle che viviamo in tutti i tempi? Ma non travisiamo, non sto parlando del benessere mondano, ma del nostro spirito spesso mortificato da tante suggestioni materiali che non ha modo di emergere, di svilupparsi e di crescere nella vita come invece ci mostra l’immagine del “germoglio” (prima lettura) investito dai doni dello Spirito Santo. Eppure anche le nostre vite sono state raggiunte dallo Spirito, ma non ci sembra di aver contribuito a costruire quelle condizioni di pace, di giustizia, di solidarietà e ancora non abbiamo a sufficienza portato a tutti “la conoscenza del Signore”. Si tratta di pigrizia? Si tratta di diffidenza? Ogni volta che viviamo assieme una esperienza che ci appaga, che ci fa sperimentare la comunione ne usciamo con atteggiamenti di gratitudine, scopriamo davvero la capacità e la forza della fede che unisce, che ci fa conoscere qualcosa che riempie il cuore, non la gioia del momento, ma quella condizione di percepire un cuore in più accanto al nostro. Come dice San Paolo (seconda lettura) il segreto della comunione sta nella reciproca accoglienza: accogliamo il prossimo perché Cristo per primo ci ha accolti. Per sentirsi accolti occorre fare un salto di … umiltà, spogliarci e disarmarci per guardare la verità di noi stessi, togliendo tutto ciò che falsa la nostra vera identità. Si tratta di ciò che intendeva il Battista quando parlava della conversione finalizzata a ricevere il battesimo in Spirito Santo e fuoco. Ritorniamo così a parlare di quei doni ricevuti e forse non ancora scoperti se non addirittura scartati che sono i doni di un mittente non anonimo: lo Spirito Santo. In questo modo potremmo meglio avvicinarci al Natale, comprendere che il Natale è un evento permanente nella vita, un fuoco e una luce che mai ci abbandona tanto da accompagnarci e incoraggiarci a realizzare frutti di bene. Non facciamo l’errore come gli uditori del Battista che si dichiaravano figli di Abramo; anche noi potremmo dichiararci cristiani con l’intento di sentirci a posto. Non sarà la nostra presunzione a salvarci, ma l’aver accolto il Figlio di Dio e assieme a Lui il suo regno “vicino”. Non potrò appellarmi al mio aver partecipato alla mensa del Signore se poi non avrò amato con gli stessi sentimenti di Cristo. Occorre anche in noi tagliare le radici cattive o come poi parlerà Gesù di potare i tralci per portare più frutto, così da permettere di germogliare in tutti la vita nuova di Dio.

Don Giuliano

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