III DOMENICA DI QUARESIMA

Siamo giunti quasi a metà del nostro cammino quaresimale; non è certo il momento di fare bilanci, ma constatare se abbiamo iniziato a camminare oppure se siamo ancora fermi, questo si può fare. Il cammino del popolo verso la terra promessa fu costellato di prove, malumori e mugugni contro Dio (prima lettura). La gente si chiedeva se Dio fosse dalla parte loro o no, avevano già dimenticato la notte della fuga, il passaggio del Mar Rosso, il dono delle quaglie e della manna che li avevano sostenuti nel cammino. Se le cose vanno bene vuol dire che sono frutto del nostro impegno, se le cose vanno male significa che Dio ci ha abbandonati: una lettura al contrario della nostra vita che denuncia fede debole o addirittura inesistente. Così l’acqua sgorgò dalla pietra per indicare che non si deve mettere in dubbio la fedeltà di Dio e che la fede non è una convinzione effimera, ma solida come la pietra. Nella seconda lettura San Paolo parla della morte di Cristo che ci ha ottenuto il dono altrettanto solido del dono dello Spirito Santo. L’aver fede in Dio significa aggiungere sicurezza alla nostra esistenza, significa impegnarsi nel detestare il male e le ingiustizie e lottare per la realizzazione di opere buone. L’incontro di Gesù con la donna samaritana, grande ambientazione del Vangelo di oggi, mette in luce il processo di conversione attraverso quel dialogo che apre al perdono, al riscatto e alla speranza. Analizzando i vari passaggi di quel dialogo si svela la pedagogia di Gesù che abbatte pregiudizi, che si mostra tenero e amorevole, ma anche richiede la verità riguardo ai nostri limiti; lo fa non per dimostrare la sua superiorità ma per farci apprezzare ciò che Lui è pronto a donarci: sé stesso. Indaghiamo: di cosa siamo assetati? Di cose, persone, successo, soldi, amore? Può darsi che ci ritroviamo nei panni di quella donna che pur alla ricerca di amore non l’aveva ancora trovato, anzi in un certo senso si era complicata la vita. Pensiamo che esista qualcosa di questo mondo che possa appagare la nostra sete? Solo Dio colma con il suo amore la nostra vita. Il messaggio evangelico è inequivocabile: come ricevere i doni di Dio se non li chiediamo? Se solo avessimo più fede in Colui che ci dice: “se tu conoscessi chi ti parla”…. Alla fine la donna non chiede più l’acqua del pozzo, chiede l’acqua che solo Gesù può darle e a quel punto diventa pure lei una sorgente capace di dissetare altri, diventa portatrice dei doni che Gesù le aveva dato: l’amore e con esso il perdono, una vita nuova e con essa la capacità di annunciare la salvezza. Anche se l’annuncio non va incontro a successi totali, non importa, ciò che conta è essere raggiunti e donare a tutti l’amore eterno di Dio. Non indugiamo quindi nell’impegnarsi a diffondere la fede: il tempo giusto, l’ora giusta è questa!
Don Giuliano
Rispondi