V DOMENICA DI QUARESIMA

Prima di iniziare la settimana santa, la liturgia di questa quinta domenica di quaresima ci propone il brano assai conosciuto (spesso abbinato alle celebrazioni delle esequie), della resurrezione di Lazzaro. Pur essendo quel miracolo avvenuto alla presenza di numerosi testimoni non sortisce ancora oggi l’effetto sperato, quello cioè di prendere atto del ritorno alla vita di una persona deceduta da giorni e di aprirsi alla fede. Quello che vive Gesù nella circostanza della morte di Lazzaro costituisce un’interfaccia della sua imminente passione e morte; Egli utilizza questo evento per manifestare ancora una volta (come domenica scorsa) che quel fatto può servire a manifestare la gloria di Dio. Le affermazioni e le domande di Gesù indirizzate a Marta sono oggi rivolte a noi. Egli ci chiede se in noi o nella comunità vi è l’accoglienza della sua presenza. Marta afferma non tanto di sperare, ma di credere che Gesù è il Cristo, che dice di essere la resurrezione e la vita. Questa risposta rende l’esistenza un vero e proprio luogo di fede nel quale si partecipa l’amore di Dio. In quel caso, la morte di un caro amico non esclude neppure Gesù dal pianto, e diventa circostanza per rinnovare la fiducia in Dio e abbandonarsi a Lui. Dirà di nuovo Gesù a Marta, dato che comunque non aveva lei ben compresa fino in fondo la portata del credere in Lui: “Non ti ho detto che se crederai vedrai la gloria di Dio?”. La nostra fede si fonda sulla resurrezione, non riguarda solo il credere la resurrezione del Signore, ma che la resurrezione abita già la nostra esistenza. Il brano del Vangelo è preceduto dalle parole di San Paolo, parole che sottolineano la forza dello Spirito che sostiene sempre la nostra vita. L’apostolo parla della vita secondo lo Spirito, quindi in relazione all’amore di Dio: lo Spirito ci aiuta a riscattarci dalla nostra situazione mortale. Coloro che si lasciano “dominare dalla carne” sono già morti con la drammatica preclusione alla dinamica della resurrezione. L’invito di San Paolo è quello di accogliere lo Spirito, forza che è capace di interrompere la progressione mortale causata dall’egoismo. Se viviamo la vita secondo la logica della carne, finiremo per essere dominati da essa; ci troveremo a vivere la vita dentro la nostra autosufficienza, dentro i limiti di una vera e propria tomba con il rischio di non rivedere più la luce. È l’amore che favorisce la nostra resurrezione quotidiana; ogni egoismo altrui o nostro uccide, mentre l’amicizia e la fraternità ci ridonano la vita, mai però credere che dipenda da noi…dipende da Lui che ci chiama, come nel caso di Lazzaro, “vieni fuori”.
Don Giuliano
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