VI DOMENICA DI PASQUA

Il brano odierno del Vangelo è tratto dal lungo discorso di addio da parte di Gesù rivolto ai discepoli. Ci sono affermazioni che annunciano la venuta dello Spirito Santo per rafforzare la capacità dei discepoli nell’affrontare il confronto con il mondo e nel rispondere a chiunque “domandi ragione della speranza” che è in loro (seconda lettura). Osservare i comandamenti e mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù è impegnativo se non c’è alla base una scelta fondamentale, un atto di fiducia deciso, soprattutto se manca l’amore che il Signore ci richiede. L’amore è ciò che muove tutto; se è difficile amare le persone lo è anche amare Dio in quanto Egli si riflette nel prossimo: non si può amare solo Dio e non il prossimo e (con tutti gli ostacoli dei casi) viceversa. Questo scambio di amore fra Dio e l’uomo porta conseguenze interessanti, porta a sentirci “abitati” da Dio attraverso il Figlio: “io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. Gesù afferma che nella circostanza della sua Cena ha come riversato la sua vita nella vita degli stessi discepoli. Si tratta di un legame intimo, sigillato dallo Spirito e dalla comunione sacramentale che l’Eucaristia realizza in noi quando l’accogliamo con verità. Il Signore afferma che da parte dei discepoli c’è una conoscenza dello Spirito Santo in quanto è lo Spirito che accompagna il Signore nelle sue attività e continuerà ad accompagnarli nel futuro, non li lascerà orfani. Qui si tratta di sganciarsi dal parlare dell’esperienza dei discepoli e atterrare tutto quanto ascoltato nella nostra esperienza: se ci chiudiamo, o peggio ancora ignoriamo il nostro coinvolgimento, compromettiamo la nostra comunione. Abbiamo la responsabilità, come credenti, di attivare o consolidare la ricerca e la crescita nella fede in tante persone che sono a contatto con noi. Non possiamo continuare a parcheggiare Dio agli estremi confini della nostra esistenza, perché può compromettere davvero la nostra e l’altrui salvezza. Filippo (prima lettura) iniziò ad annunciare il Vangelo in territori non facili come la Samaria, riuscendo ad ottenere conversioni. Il compito di portare il Vangelo è di tutti i battezzati, sostenuti in questo dallo Spirito. Abbiamo tutti la necessità di riordinare il nostro cammino cessando di essere indifferenti a questa Parola che oggi abbiamo ascoltata. Operazione faticosa? Dice oggi Pietro: “Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male”. Quindi impegniamo la nostra buona volontà e portiamo un po’ di speranza in questo mondo.
Don Giuliano
Rispondi