Santa Famiglia

La società celebra la festa del babbo e della mamma, come se i ruoli all’interno della famiglia non fossero comunicanti; oggi si celebra l’unità della famiglia, genitori e figli, si celebra una festa nella compagine e nella potenza del Natale. Alle famiglie occorrono forza, amore e fede per crescere nell’unità. Una festa quella di oggi che spesso viene soffocata non dal Natale, ma dal clima rilassato delle vacanze natalizie, magari trascorse nei centri commerciali o sulla neve (non è il caso di quest’anno). Rischiamo in questo modo di non celebrare questa festa di tutta la famiglia, illuminata proprio dal Natale che ci richiama alle responsabilità e alla comunione, ma soprattutto ci ricorda il legame con Dio, con l’Incarnazione del Figlio e quindi ci invita a riconoscere nel cielo le proprie radici. Seguendo la pedagogia del Natale, oggi dovremmo recepire il significato pieno del gesto di Maria e Giuseppe nel presentare Gesù al Padre, offrirlo alla sua volontà con la considerazione che i propri figli sono un dono e non una proprietà. Un gesto, questo, che non possiamo limitare alla sola scelta del Battesimo (quando va bene) per i propri figli, ma che accompagni e alimenti la loro vita di fede non rinunciando mai ad interromperne la trasmissione. Ciò non produrrà solo effetti sui figli, ma su tutti i componenti. Oltre alle azioni e ai gesti della “presentazione” ci sono le parole, quelle di Simeone che esprimono sia l’evento di quel giorno, giorno di rivelazione ai suoi occhi della salvezza divina, ma anche di predizione della missione di quel bambino: caduta (del male), resurrezione (della carne) e infine segno di contraddizione, ovvero rivelatore della verità delle persone e dei fatti. Il coinvolgimento di tale opera non riguarderà solo Giuseppe e Maria, alla quale Simeone non risparmia l’affermazione della prospettiva del dolore, ma riguarderà tutte le famiglie alle quali toccherà anche oggi sperimentare la difficoltà del cammino. La pratica della “presentazione” tende a purificare se stessi di fronte a Dio per ottenere di rivestire la propria vita di grandezza e bellezza come avviene nella famiglia di Nazaret dove in tutti c’è il desiderio di Dio, dove tutti dicono e diranno il proprio si a Dio. La famiglia di Nazaret, le nostre famiglie, la grande esperienza di Abramo (prima e seconda lettura) ci ricordano quanto la presenza di Dio guidi la storia di tutti verso la comprensione e realizzazione di noi stessi. Abramo è invitato a guardare al cielo per risolvere i suoi dubbi, per sentirsi confortato dal cielo stesso luogo della presenza divina. Non dobbiamo azzerare la presenza di Dio in famiglia, ma fare in modo che la propria casa sia casa di Dio.
Don Giuliano
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