V DOMENICA DI QUARESIMA

La richiesta di un gruppo di Greci che giunti a Gerusalemme chiede di vedere Gesù offre un assist a Gesù stesso per rivelare in cosa consiste la gloria di Dio. Non dobbiamo pensare che per conoscere Gesù bastino alcune informazioni del catechismo; è ben più ampia la cosa e la risposta di Gesù rimarca ancora una volta che la vita pur essendo preziosa va spesa, consumata, amando e donandosi. Chi si aspettava che Gesù arruolasse un gruppo di facinorosi e combattesse contro i romani sbaglia di grosso, Gesù impegna sé stesso paragonandosi ad un chicco di grano, piccolo seme che è capace si sprigionare la vita nuova una volta messo a dimora nel cuore della terra. Gesù è pronto per abbandonarsi nelle mani potenti del Padre per poi esplodere nella gioia di una vittoria ben più consistente della guerra con le spade. Non possiamo vivere la nostra esistenza senza fare i conti con la nostra vulnerabilità, per cui istintivamente cerchiamo di fuggire dalla nostra fragilità, dalla morte. Gesù percorre questa strada ma la percorre con la sua incrollabile fiducia nel Padre, non la percorre da solo. Le sue affermazioni sono forti sono quasi inaccettabili, crudeli, ma sono radicate decisamente nel suo cuore e nel cuore del Padre. Si avvicina l’ora, l’ora decisiva, è per questo momento che Gesù si è preparato. È necessario non vivere la vita in modo egoistico, in quel modo perderemo tutto, occorre mettersi in gioco, come il chicco di grano, sapendo che c’è una missione che ci porta alla gloria, alla realizzazione di un disegno di salvezza per noi e per coloro che con noi condividono l’esistenza. Al contrario il seme lasciato da solo si esaurisce senza nessuna trasformazione. Nel percorso di Gesù la croce non significa andare fuori strada, ma camminare sulla strada dell’amore verso tutti, abbracciando la morte di tutti, purificandola, facendola diventare produttiva. Da qui scaturisce un pensiero rivolto ai nostri cari defunti che sicuramente chi più chi meno ci hanno donato qualcosa in ordine alla propria fede, che sfocia in una domanda: che cosa ho restituito nel campo delle mie proprie relazioni di quanto ho ricevuto? Quale frutto di amore sto cercando di essere? Il Vangelo ci ricorda che ogni giorno siamo frutto, ogni giorno siamo seme. La frase del Padre. “l’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò” non è pronunciata per Gesù, ma per noi: la Gloria di Dio è la sua vita dentro di noi. Voglio vedere Gesù? Lui mi risponde: “guardami sulla croce e mi rivelerò per quello che sono: amore infinito per te”.
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