Commento di Don Giuliano al Vangelo della Domenica : Divina Misericordia

DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

La grande unità e pace fra tutti, sono le condizioni della comunità descritte nella prima lettura come conseguenza della resurrezione del Signore che attraverso la sua misericordia rinnova l’uomo e lo informa su ciò che è essenziale da ciò che è relativo nella propria vita. Con la fede nella resurrezione l’uomo non antepone più niente nei confronti nel suo rapporto con Dio; i frutti sono presto visibili nella comunità fra i quali la concordia che porta alla condivisione non solo spirituale, ma perfino dei beni materiali, una utopia divenuta realtà nell’esperienza delle prime comunità cristiane. Il brano del vangelo odierno afferma quanto sia difficile annunciare, e ancora di più recepire il contenuto evangelico. I discepoli presenti nel giorno di Pasqua nel cenacolo dicono a Tommaso di aver visto il Signore, glielo dicono con gioia, non per scherzare o per burlarsi di lui; ciò non basta. Tommaso, che aveva fatto il cammino con il Signore come tutti gli altri, si dissocia dalle affermazioni dei suoi fratelli, non le accetta, non accetta ciò che per lui è impossibile. Come fare a credere a chi come lui è fuggito via durante la passione? Il non credere ai discepoli allarga in lui anche il dubbio nel credere alla resurrezione. Sarà proprio questo il punto dove batterà il rimprovero di Gesù: “non essere incredulo”. Potremmo aggiungere, non essere incredulo nei confronti di ciò che ti viene detto da persone conosciute e amate, da persone della tua famiglia. Chissà cosa è passato nei pensieri di Tommaso nel vedere davanti a sé il Signore con i segni della sua sofferenza, tornato proprio per lui. Sicuramente in lui è passato molto per poi dire quello che ha detto: “Mio Signore e mio Dio”. E noi nel vedere tanti segni e cicatrici della sofferenza di oggi quale comportamento teniamo? Siamo debitori verso tutti coloro che pagano per noi; gli squilibri umani nel mondo sono una denuncia aperta verso il nostro egoismo. Il Signore conosce i nostri tempi e i nostri dubbi, non forza la nostra volontà, ma nemmeno noi dobbiamo comportarci come se la sofferenza di Cristo fosse stata archiviata come acqua passata. Le cicatrici che vengono mostrate al discepolo sono il segno di un dolore e di un sacrificio incancellabile, appartengono al Signore, appartengono a noi; il venerdì santo è accaduto, i discepoli non se lo sono sognato. Come il Signore torna una settimana dopo per Tommaso, così il Signore torna sempre di fronte ai dubbiosi e a chi lo cerca sinceramente. Ogni domenica la chiesa fa riecheggiare la frase: “abbiamo visto il Signore”, quindi cerchiamo di impegnarci nel pronunciare la nostra professione di fede. È importante non essere assenti alla messa domenicale anche se c’è sempre qualcuno che manca come a prolungare questo giorno e dirci che un po’ tutti siamo “Didimo” ovvero gemelli di Tommaso. Siamo nel tempo pasquale e sarebbe inutile aver partecipato alla messa di Pasqua senza poi continuare il cammino. In questo incontro il Signore ricrea la nostra fisionomia cristiana, ci rende nuovi attraverso i sacramenti, luogo di formazione e perfezionamento della propria fede. Il perdono che riceviamo nel sacramento della riconciliazione riscostruisce la comunione con Dio e con tutti, ci rinnova e ci rende vittoriosi verso il mondo (seconda lettura). Apri, o Signore i nostri occhi e il nostro cuore affinché possiamo riconoscerti nei gesti e nei segni che la nostra comunità sa esprimere nella preghiera, nella fedeltà e nella carità; Signore come tu sei mio fa’ che io possa essere tuo.

Don Giuliano

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