XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Il cammino della fede è costruito da tanti passaggi e cambiamenti che mettono al primo posto l’ascolto della Parola del Signore. È dalla Parola che poi ci apriamo alla fiducia e alla speranza. Il brano del Vangelo di oggi ci costringe a fare i conti con le nostre insicurezze e paure, nel senso che siamo chiamati a misurarci con la paura della morte perché in quella paura noi possiamo sperimentare quanto sia determinante portare dentro con noi la serenità dell’amore del Signore. L’invito di Gesù a passare all’altra riva è un messaggio chiaro indirizzato a cambiare le abitudini e sicurezze che non mettono mai in gioco la nostra persona in relazione al Signore. La tempesta improvvisa e il fatto che Gesù se ne stava comodo a dormire provocarono nei discepoli la disperazione e la paura. L’esempio è paradigmatico ogni qual volta ci accadono situazioni drammatiche e di pericolo, pensiamo che Dio sia incurante di ciò e ci lasci nell’abbandono a noi stessi; peggio ancora quando vi sono delle situazioni di dolore e sofferenza come la morte dei nostri amici, dei nostri cari incolpiamo direttamente Dio di tutto questo, si sollevano contro di Lui anche coloro che si dichiarano non credenti. È il modo umano e limitato di leggere la realtà della vita che pensiamo sia da affrontare con ricette filosofiche, ignorando o peggio equiparando il messaggio cristiano ad una filosofia, ad un movimento di pensiero. Chissà se Gesù dormiva davvero su quella barca o stava fingendo come poi farà nei confronti dei discepoli di Emmaus, chissà se quella fu davvero una provocazione per far emergere nei discepoli ed in noi la nostra debolezza e la nostra poca fede. Lo stare con Gesù non riguarda solo una compagnia di amiconi, ma lo spessore di vera e propria fede; è chiara la frase di Gesù “non avete ancora fede?”. E noi che siamo battezzati e cresciuti nella chiesa e nella formazione cristiana quell’ ”ancora” quanto deve durare?
Don Giuliano
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