XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Siamo giunti al termine del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, un capitolo intenso per le affermazioni di Gesù, un capitolo difficile perché costituisce il centro della nostra fede in Gesù, nell’Eucarestia. Di fronte alle parole di Gesù, l’uomo avverte una distanza: la propria; mentre Gesù compie il passo decisivo verso l’uomo, l’umanità ancora stenta ad affidarsi e credere in Lui. Se Gesù dice parole “dure” e quasi incomprensibili – se restiamo nel Vangelo di Giovanni basti pensare alle parole verso Nicodemo o verso la samaritana, ma anche le affermazioni delle beatitudini o alla chiamata del giovane ricco – è perché intende insegnarci la fiducia verso di Lui prima di comprendere tutto di ciò che ci ha detto. Ciò lo si desume dalla risposta di Pietro che afferma di conoscere nel Signore il Santo di Dio aldilà della comprensione delle sue parole che tra l’altro proprio Pietro tarda spesso nel comprenderle. Il linguaggio del Signore è duro perché vero; forse desideriamo parole più accomodanti? Quelle del Signore sono parole di sfida per noi stessi. Le sue parole ci richiamano alla sincerità, alla generosità, alla fiducia, alla verità; sono quindi parole che richiedono un impegno attivo, non il soccombere a qualsiasi genere di forza che, al contrario del Signore ci tolgono la vita. Quelle di Gesù sono parole di spirito e di vita. Ciò che colpisce nell’atteggiamento di Gesù è che non si scompone nel vedere tanti discepoli che se ne vanno, ma interviene nei confronti dei dodici, quelli che ha scelto, per avere da loro una conferma del rapporto iniziato con loro. Questa pagina del Vangelo rimarca il rispetto che deve esserci anche all’interno delle comunità quando l’osservare le parole del Signore diventa più difficile a causa di contesti storici o sociali più contrastanti. In ogni caso domandiamoci chi nel mondo è da seguire che valga la pena e il proprio impegno? Un big della musica? Un calciatore? Una persona di successo? Penso che tutti questi modelli siano davvero fuorvianti per il semplice fatto che non sono portatori di vita, o meglio, di quella vita di cui parla il Signore. Riflettiamo affinché la nostra risposta a Gesù sia simile a quella di Pietro: ma Signore dove vuoi che andiamo a battere la testa, Tu e solo Tu, hai parole di Vita eterna. Non c’è altra persona, altra situazione da seguire, perché senza Gesù non c’è vita. Anche se non comprendiamo tutto e forse qualcosa non ci torna, non ci conviene allontanarci dal Signore, mai.
Don Giuliano
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