Commento al Vangelo di Don Giuliano : XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Mentre il giovane ricco due domeniche fa non riuscì a togliersi di dosso la propria ricchezza, il cieco Bartimeo, nell’incontro con Gesù, getta via il suo mantello, unica sua sicurezza, segno di ciò che ha e che è. Mentre il giovane ricco chiese l’accesso alla vita eterna e mentre Giacomo e Giovanni chiesero un posto di rilievo nel regno di Dio, Bartimeo chiede di vedere di nuovo. Una richiesta non banale e sicuramente oltre la capacità visiva. Chiedere di vedere di nuovo è come richiedere una seconda chance, nascere ad una nuova vita. Bartimeo ci insegna molto. Innanzitutto egli chiama Gesù, Figlio di Davide (il Messia atteso dalle genti) lo invoca, grida verso di lui chiedendo pietà, ossia attenzione verso il suo disagio, snobbato spesso dall’indifferenza altrui. Poi la richiesta di vedere. Chiediamoci: vedere che cosa? Vedere la verità delle cose e delle situazioni così come le vede il Signore, la sua capacità di penetrare dentro i cuori. L’insegnamento di quest’uomo ci spinge a molte autocritiche come quella di non rivolgerci a Dio, di ascoltarlo, quella di non pregarlo, non considerarlo. Cerchiamo di sfruttare nei prossimi anni l’occasione del Sinodo, che ci invita ad incontrarci prima di confrontarci, a rinnovare le stime reciproche prima di avanzare le proprie proposte. Siamo Chiesa e pertanto non possiamo permetterci di perdere ciò che maggiormente alimenta la nostra vita di fede come la partecipazione ai sacramenti e il nostro muoverci negli ambiti della carità. Bartimeo desidera vedere di nuovo e questa volta creare attraverso quel vedere momenti di incontro, momenti di comunione. Oggi utilizziamo il nostro vedere per allontanarci ancor più gli uni gli altri, viviamo il vedere che non va aldilà dei contorni delle cose, delle persone, e delle curiosità, è un vedere “cieco” ovvero un non vedere. Quando il Signore reclama più volte il vedere da parte dell’uomo, lo fa perché Lui che è la luce del mondo non viene visto per quello che è, il nostro Salvatore, ma uno dei tanti personaggi della storia di cui si parla per ciò che ha fatto, ma increduli per ciò che Egli continua a fare. Il Signore vede la fede di quest’uomo; anche in questo caso siamo sollecitati a riconoscere la fede delle persone. Si tratta di un esercizio che rivela il fatto che noi non vediamo la nostra fede, ma secondo i nostri comportamenti la possono vedere gli altri. Riusciamo a vedere i segni della fede delle persone e a vedere l’opera di Dio in loro? Impariamo a parlare a Dio come fece Bartimeo che ottenne molto di più di ciò che aveva chiesto; egli aveva fede e ottenne quella Luce di cui il salmo dice: “nella tua Luce noi vedremo la Luce” (Sal 35,10).

Don Giuliano

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