
XXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO
Ci sono domande, come quella rivolta da Gesù ai discepoli che ci assicurano la bocciatura! Eh sì, perché come rispondiamo noi, dopo duemila anni di storia della Chiesa, di formazione, di catechismo, alla seconda domanda di Gesù, quella diretta: ma voi, tu, chi dici che io sia? Chi sono io per te? Non possiamo rispondere come ai quiz di catechismo per i ragazzi; questo non è un quiz, la tua risposta dice come ti rapporti nei confronti di Gesù. Non basta rispondere con una risposta dottrinale: per me Gesù è Dio; dobbiamo spiegare la risposta. Facile è sicuramente rivelare le risposte degli altri o meglio le opinioni degli altri, e anche qui vorrei davvero sapere quanti si interessano di Gesù Cristo; per quello che so non è un tema molto trattato quello della religione, già a scuola è facoltativo, per cui credo che il trattare il tema Gesù Cristo sia di gran lunga minoritario rispetto al parlare della squadra di calcio, del tipo di auto, del cellulare o della marca delle scarpe. Sicuramente per quel dieci per cento di persone che ogni domenica va a Messa qualche buona risposta ci può stare, ma non so se davvero quelle risposte rimarranno formali o nel vago di una certa religiosità. La risposta infatti non va cercata nei libri o fuori di noi, ma dentro ciascuno di noi. La risposta data da Pietro, come dice Gesù, è frutto di un intervento divino, come a dire che il nostro pensiero riguardo a Gesù è elaborato dallo Spirito se trova in noi una buona disposizione d’animo, altrimenti rischieremo di dare anche noi una risposta formale. Pietro che adesso proclama la risposta, dovrà faticare tantissimo per assimilarla e farla sua; così anche noi, che nel profondo sappiamo che Gesù è il nostro Dio e Salvatore, dovremmo faticare tanto per mantenerci fedeli e coinvolti da questa verità, dimostrando a noi e a tutti che cosa significa il fatto che Gesù è il nostro Salvatore, va annunciato, va spiegato, soprattutto vissuto. Comunque tratteniamoci la risposta di Pietro il quale è depositario, e quindi la Chiesa tutta, di un potere conferitogli dal Signore del quale possiamo beneficiarne tutti: continuare il rapporto bellissimo con il Signore ancora oggi rendendo il cielo e la terra riflettenti fra di loro. Ciò che di buono o cattivo viviamo su questa terra è riflesso nel cielo: le due realtà sono unite. E ancora ciascuno di noi può riflettere l’amore, la bontà e la misericordia di Dio in questo mondo, nelle nostre relazioni, in modo che Gesù non rimanga sconosciuto alle persone, ma attraverso di noi, attraverso di me, ne sia di tutti il Signore conosciuto e vivo in mezzo a noi. Per conoscere qualcuno occorre frequentarlo, ciò vale anche nel rapporto con il Signore: partecipiamo di più la vita della Chiesa, non allontaniamoci da essa. Tra le nostre mani e dalla nostra vita passa la vita di Dio; siamo anche noi strumenti, piccole pietre che formano la comunità.
Don Giuliano
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