XXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Il Signore utilizza la circostanza di un invito a pranzo in casa di un fariseo per sottolineare ancora una volta il suo insegnamento in contrasto, spesso, con i costumi e i comportamenti delle persone. Ritroviamo nel passaggio evangelico i consigli già enunciati nella prima lettura, la quale evidenzia l’importanza per il discepolo di crescere in saggezza, conducendo la propria vita nella quale prevalga la bontà, la sincerità, la benevolenza; atteggiamenti questi che attirano l’attenzione di chi ricerca valori positivi e profondi della persona come fa Dio. Nei confronti di Dio come ci presentiamo? Con supponenza? Con arroganza? Dio si è manifestato in Gesù, con la sua croce, sacrificandosi pur di salvarci dimostrando che la vita non è una questione di dominio, ma di servizio. Gesù stesso ha dimostrato che la sua morte, il suo donarsi, era una offerta per aprire all’umanità la strada della salvezza. Gesù chiede di costruire le relazioni umane tramite l’umiltà, di rompere certi schemi che diminuiscono o annullano le discriminazioni, inaugurando così un nuovo stile di convivenza umana con al centro il rispetto e la carità. Non credo sia facile superare certe logiche presenti nei comportamenti sclerotizzati della nostra società dove si crede sempre al successo e al superare gli altri a tutti costi. Nel vangelo il comportamento di Gesù si scontra con una certa mentalità farisaica in cui l’apparenza supera la sostanza. L’attenzione rivolta a Gesù è anche causata dal fatto che aveva compiuto in quel giorno di sabato un miracolo verso un malato (omesso nel brano di oggi) e che aveva senza dubbio scandalizzato le autorità. Egli intrattiene gli ascoltatori con una parabola che riguarda il modo di comportarsi durante i banchetti. Egli invita a superare le regole e le consuetudini comuni. La novità sta nel non ricercare i primi posti a tavola per la propria soddisfazione, compiacimento o un nostro interesse, ma collocarsi ai margini degli eventi rifuggendo ogni forma di orgoglio. I nostri comportamenti saranno così soggetti a “promozione” più che a “bocciatura”; andremo incontro alla compiacenza piuttosto che alla mortificazione. Inoltre interviene sull’accoglienza ovvero il praticare azioni come investimento per l’accesso al Regno. In Gesù, Dio, accoglie tutti senza discriminazioni, ma in modo particolarmente generoso accoglie i suoi amici più cari, i poveri, gli emarginati. La realtà della chiesa non è esclusa da questo giudizio, anzi, essa risulta osservata speciale, come lo era Gesù a suo tempo; per essa le cose si complicano quando non esercita il suo servizio d’amore verso tutti. Riecheggiano le parole pronunciate da Gesù nell’ultima cena laddove egli dice che il più grande è colui che serve. Addirittura nel brano di oggi la beatitudine sta nell’invitare persone che non possono ricambiare l’invito; si tratta di spingersi oltre la soglia delle consuetudini umane, un invito che equivale ad una perdita, ma solo apparente, perché rimane nelle operazioni di Dio che ben sa calcolare tutto.
Don Giuliano
Rispondi